l'Antipatico

sabato 5 aprile 2008

oggi, 10 anni fa


Ci sembra alquanto interessante rivisitare le notizie, a nostro giudizio degne di nota, che giusto 10 anni fa, il 5 aprile 1998, campeggiavano sulle prime pagine dei quotidiani nazionali. Noi abbiamo scelto (dopo la rivisitazione de la Repubblica di 30 anni fa, come nel post precedente) gli articoli dell'altro grande quotidiano italiano, il Corriere della Sera, che pubblicava sulle sue colonne un articolo a firma di Paola Di Caro, dal titolo "Nuova legge elettorale o niente riforme", con il sottotitolo che recitava "Berlusconi: il patto di casa Letta va rispettato. Sì al dialogo con la Lega, ci servono i voti". Come si può intuire, niente di nuovo sotto il sole...Eccovi integralmente l'articolo. Buona lettura. Il cantiere delle riforme resta aperto, ma i lavori si annunciano ancora lunghi e difficili. Ieri il fronte polemico si e' spostato sul tema della legge elettorale, ma e' stata anche una giornata di botta e risposta al centro, di messaggi incrociati tra Berlusconi e Cossiga, di annunci di prossime fusioni (tra il Cdu di Formigoni e il Ccd di Casini) e di dibattito caldo sul tema dei rapporti con la Lega. Un avvertimento, dalla doppia lettura, arriva dal Cavaliere: "Non porteremo a termine il percorso delle riforme se prima non verra' presentata la nuova legge elettorale", dice alla manifestazione promossa da Formigoni per il lancio del Polo di centro. E aggiunge: "Quello sulla legge elettorale e' un accordo preso in Bicamerale ed e' quindi legato al percorso delle riforme. Ma sembra che questo patto, che porta anche la firma di Salvi, non sia piu' considerato tale dal Pds". Invece, insiste Berlusconi, in questo confortato da An per bocca di Adolfo Urso, bisogna muoversi subito per il doppio turno di coalizione con un progetto di legge, che "il popolare Mattarella sta mettendo a punto". Berlusconi dunque lancia due messaggi: non e' vero che non vuole le riforme (anche se ribadisce che devono essere "migliorate"), ma e' pronto a buttarle a mare se il Pds non rispetta il patto di casa Letta. Ma la Quercia da questo orecchio non ci sente e insiste nella sua proposta per il doppio turno di collegio. "L'ordine del giorno sul sistema elettorale non ha un valore vincolante - dice il dalemiano Antonio Soda -. Si tratta solo di un documento allegato al testo della Bicamerale e che non ha ricevuto alcun voto. Dunque e' perfettamente legittimo riaprire la discussione sul sistema elettorale". Ma con Berlusconi, si sa, su questo punto si schierano Ppi, Verdi e Rifondazione. Si intreccia con il tema delle riforme anche quello delle alleanze e dei futuri assetti dei poli, con due protagonisti principali: Lega e partiti di centro. Dopo il voto di venerdi', che nonostante l'asse Forza Italia - Carroccio ha bocciato l'ipotesi di concedere una speciale autonomia al Veneto, resta caldo il tema del rapporto tra Polo e Lega. A Fini gelido sull'ipotesi di un'alleanza ("Non ci sono solo i numeri, anche i valori", aveva detto) ieri ha controreplicato Berlusconi, per il quale i numeri contano per cui e' necessario un dialogo con gli elettori della Lega che avvicini i partiti, visto che gia' oggi "su molti temi abbiamo posizioni identiche" e vinceremo "se sapremo aggiungere i loro voti ai nostri". E anche la secessione, ritiene Berlusconi, e' un problema fino a un certo punto, perche' a suo dire i leghisti sanno che e' un'ipotesi impraticabile. Se Fini e' ancora scettico (pur sollecitato da alcuni dei suoi, come La Russa, ad aprire di piu' il partito alle ragioni del Nord) e rimanda alle prossime settimane la prova del nove su chi vuole davvero il federalismo, Francesco Cossiga sceglie l'ironia: "Ricordo che tra Polo e Lega ci sono stati rapporti gia' nel 1994, che poi si ruppero rapidamente e Berlusconi rotolo'. Cio' significa che, contrariamente al detto comune, l'esperienza non e' sempre maestra di vita". Ma il leader dell'Udr scherza anche sui centristi del Polo, che hanno deciso di accelerare sulla strada della Federazione di Centro con Forza Italia partendo da una probabile prossima unificazione tra Ccd e quel Cdu che fa capo a Formigoni: "Si e' fondato il centro del centro: allora parliamo dell'equatore...". Clemente Mastella invece preferisce prendersela con tutti e sancire che dopo la spaccatura sul federalismo "il Polo e' in crisi irreversibile". Ma la sfida tra i contendenti e' reciproca. Formigoni e Casini usano toni duri contro gli ex amici di partito Mastella e Buttiglione e si organizzano per mettere la prima pietra della propria unificazione il 18 aprile, nel cinquantenario della prima vittoria storica della Dc. E Ciriaco De Mita: il centro del Polo non rinascera' perche' "piu' si agitano e piu' si frammentano".

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