l'Antipatico

sabato 29 marzo 2008

la bambocciona del terzo millennio


Abbiamo letto una lettera molto interessante scritta da una precaria di Savona ed indirizzata ad una delle prime firme de L'espresso, vale a dire Giampaolo Pansa, anche in risposta ad un articolo scritto dal giornalista qualche settimana fa e dedicato alla precarietà (http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Il-miracolo-dei-balocchi/2000634/18) e che suscitò qualche polemica, soprattutto tra i giovani. Vi riproponiamo integralmente la lettera della ragazza savonese, Sonia Cosco, assurta un pò a simbolo delle cosiddette "bamboccione" precarie del terzo millennio. Buona lettura (e buona riflessione).
Gentile Giampaolo Pansa, sono una ragazza che legge da anni L’Espresso. La stimo molto per la sua penna tagliente e sincera, e in merito al Suo Bestiario del n.10 ho voglia di raccontarle qualcosa su quello che definisce l’ “alibi per fare flanella”. Voglio essere brutale. Non voglio lavorare gratis a vita. Il ministro Padoa-Schioppa probabilmente non avrebbe mai immaginato di lanciare un tormentone con quella famosa espressione. Comunque… Quando noi giovani coccolati rispondiamo al tema “bamboccioni” e dintorni si rischia sempre di fare la parte dei permalosi che non vogliono ammettere i fatti. Allora vorrei raccontarli, i fatti, i miei, se ha voglia di leggerli. Mi laureo nel 2004 in Filosofia. 110 e lode. Ho 23 anni da compiere. Abito a Savona. Ho un minimo di intelligenza pragmatica per intuire che il mondo del lavoro non spalancherà le porte per me. Quindi comincio a muovermi. In tutti i sensi. Ho la fortuna di lavorare per un periodo con l’Einaudi. Finito il lavoro, finita la speranza di rimanere nella casa editrice. “Mi va bene anche un duro, durissimo tirocinio”. Niente. Mi reco personalmente alla sede di Torino. È un mondo saturo quello in cui mi piacerebbe lavorare. Vado anche presso La Stampa di Torino, parlo con alcuni responsabili. Non mi vogliono manco gratis. Nel frattempo una cooperativa della nostra città organizza per l’estate dei lavoretti socialmente utili: pulire le spiagge. Sveglia alle 5 e romantiche passeggiate sui lungomare di Savona a svuotare cestini e raccogliere mozziconi di sigaretta. Nessun’obiezione. Nella vita c’è da provarle, le cose e i soldi servono. Oltre la spazzina però avrei altri desideri. Porto personalmente il mio curriculum alla sede di un giornale locale. Serve manovalanza, mi fanno iniziare. Mi sembra un miracolo. Comincio la gavetta. Da mattina a pomeriggio a sera gratis. Il problemino è che ho regolarizzato la situazione retributiva solo oggi (dopo quasi due anni) e per farlo ho dovuto aprire una partita IVA come guadagnassi milioni di euro all’anno. Invece sono una libera professionista che guadagna meno di 1000 euro all’anno. Ammettiamo che me la sono andata a cercare. Sappiamo tutti che una laurea in ingegneria rende la vita più semplice. L’editoria e il giornalismo non possono essere l’unica strada. Me ne rendo conto presto. Visto che mi piacerebbe anche insegnare provo la scuola di specializzazione, la famosa e “utilissima” SSIS. Durante la prima prova risulto una delle più brave, nell’ultima prova risulto una delle più scarse. Si sa, non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume rimanendo uguali. L’unica cosa che mi puzza un po’ è la graduatoria finale. Per la mia classe di concorso prendono meno di dieci persone per l’anno 2006-2007… Io sono la prima degli esclusi. Pazienza, posso fare supplenze. Mando un centinaio di curricula nelle scuole della provincia, m’iscrivo alle graduatorie di terza fascia del Basso Piemonte. Mi va bene fare anche quattro ore di treno ogni giorno. Datemi però una supplenzina, anche piccola piccola. Avere come risposta il silenzio assoluto è davvero una di quelle cose che ti rende ottimista. Naturalmente non mi fermo. Giro per le agenzie interinali della mia città, lascio i miei dati e i miei riferimenti: Adecco, Generale Industrielle. Fare la segretaria, benissimo! Accompagnare le scolaresche a vedere le mostre, benissimo! Sono ignorata anche dalle agenzie interinali e dagli annunci della rivista di IoLavoroLiguria. All’ombra dell’università nascono come funghi corsi, master, scuole di specializzazione. Eccone uno che fa per me: “Corso di alternanza dall’università al mondo del lavoro”. Due giorni la settimana pendolare a Genova per seguire un corso che mi permetta non di avere un lavoro, ma uno stage. Ecco! Forse questa è la strada giusta! Infatti dopo il corso parte il tirocinio. Sono al settimo cielo e mi trovo anche bene, umanamente parlando. I primi tre mesi sono solo rimborso spese, e la speranza di lavoro si concretizza in un contrattino di collaborazione occasionale da due mesi. Segretaria in uno studio di comunicazione. Al mese sui 500 euro, per 8 ore al giorno escluse quelle trascorse appiccicata al finestrino del treno, destinazione Savona. Pur di guadagnare qualcosina in più mi metto a imbustare inviti e depliant per un grande evento che si svolge ogni anno a Genova. Sì lo so che non dovrei pensare queste cose, ma trovarmi a incollare centinaia di etichette insieme alle ragazzine delle superiori che fanno le hostess per arrotondare, mi ha messo un po’ di malumore. La mia buona volontà però non viene premiata. Lo studio è piccolo. Finisce il contrattino, niente rinnovo. Probabilmente sono davvero una frana. Riprovo con un corso organizzato da un’agenzia interinale nelle mia città. 8 ore al giorno per due settimane. Questa volta un tour di force davvero inutile visto che non ci sarà neanche il mio oggetto dei desideri da tre anni a questa parte: lo stage. Considerati i fallimenti. Forse è meglio impegnarmi sul campo che più mi appassiona e cioè l’editoria. Due volte la settimana faccio Savona-Milano per seguire un corso su come diventare redattori editoriali. Torno a casa a mezzanotte e non perché impari davvero, ma perché è previsto di nuovo lo stage in una casa editrice. Chiaramente non pagato e ora spero almeno che l’esperienza non sia l’ennesimo flirt lavorativo. Avrei voglia di un fidanzamento. Con anello contrattuale al dito. In questo panorama buio esiste qualche anima buona e per qualcosa che si avvicina al miracolo collaboro con una casa editrice che mi paga per scrivere delle recensioni. E continuo comunque con il giornale locale perché sono testarda e so che piano piano riuscirò a iscrivermi all’ordine dei giornalisti. So che Savona non è Milano e Roma, ma come faccio a imbarcarmi per le metropoli senza spendere il triplo di quello che guadagno? Nel frattempo però i politici assicurano: “cerchiamo talenti su cui investire” e la sindaco di Genova Marta Vincenzi dichiara sulla Repubblica, demoralizzata, che il suo territorio di talenti da proporre al PD non ne ha. Io non so cosa intendano per talenti. Io so che le persone da mettere ai posti giusti le tirano sempre fuori dal cilindro magico delle cerchie ristrette. Sarò morbosa o forse farà parte di una deformazione personale alla ricerca, ma vedere come ovunque i cognomi si ripetano, le parentele si potenzino, i protetti s’innalzino. Beh. Questo è un altro di quei fatti che non si può ignorare. Il mio ragazzo lavora da due anni come part-time commesso da Blockbuster. Per pagarsi la laurea in Scienze Politiche, ma soprattutto per pagarsi la Scuola d’Arte Cinematografica, perché il suo sogno è entrare nel mondo del cinema, senza pretendere sconti, ma partendo dalla gavetta. Noi chiediamo una gavetta che non sia una gabbia per criceti, da morirci dentro. Abbiamo un’associazione (il sito è www.dietrolequintesavona.it) che propone documentari interessanti, di denuncia, di critica sociale, abbiamo collaborato con personaggi come Carlo Freccero e Tatti Sanguineti, ma andare porta a porta a bussare alle amministrazioni locali per chiedere un sostegno economico è un fallimento, sempre. E Savona, Genova, la Liguria tutta muore come una regione del Nord che è terreno bruciato per i giovani e il lavoro. Io sono figlia di una casalinga e di un impiegato. Anche Guccini lo cantava e ne era orgoglioso. Non so fare la ruffiana e non so chiedere favori. Mi scuso per lo sfogo ma, usando un eufemismo, sono tempi davvero infelici.
Sonia Cosco
Scritto Mercoledì, 26 Marzo, 2008 alle 11:56 nella categoria Lettere. Questa la lettera della precaria ligure. Cosa aggiungere. Crediamo nulla, la drammaticità del racconto espresso nella missiva è tutta spalmata riga dopo riga, sensazione dopo sensazione. Crediamo che molti giovani si siano ritrovati e riconosciuti in questa lettera. Oltre ad una risposta di Pansa (doverosa e imminente, crediamo) ci attendiamo specifiche risposte (http://espresso.repubblica.it/dettaglio//2009907&ref=hpstr2) e riflessioni da tutti e 15 i candidati premier di questa tornata elettorale, che magari non leggeranno L'espresso, ma che comunque una eco di tutto ciò l'avranno sicuramente avvertita...

1 Commenti:

  • ciao! volevo ringraziarti x aver inserito la mia lettera-sfogo sul tuo blog...visto ke di opinioni in giro ce ne sono tante e troppe mentre i fatti scarseggiano, mi sembrava più utile raccontarli -appunto - questi fatti.Un "in bocca al lupo" da parte mia per tutti i tuoi sogni da realizzare.ciao! Sonia

    Di Blogger sonia, Alle 30 marzo, 2008 22:10  

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