l'Antipatico

martedì 18 marzo 2008

il ringraziamento di Giampaolo Pansa




Abbiamo letto, con piacere e soddisfazione tutta personale, l'ottimo articolo di Giampaolo Pansa (nella sua rubrica "Bestiario") a pagina 75 dell'ultimo numero de L'espresso, intitolato "Quei sinistri così ingrati", dedicato alla figura dell'ex presidente del Consiglio Romano Prodi. Vogliamo pubblicarlo integralmente, anche come spunto di riflessione per qualche lettore, abituale frequentatore di questo blog. E' crudele, ma vera, la vignetta di Emilio Giannelli sul "Corriere della Sera". Il titolo dice: "Prodi lascia: cerimonia d'addio". Si vede il Professore che si affaccia da un sipario chiuso e saluta il pubblico di un teatro, dopo la decisione di abbandonare la politica italiana. Però il pubblico non c'è. La platea è vuota. E vuoti sono tutti i palchi. Il braccio di Prodi si leva al cospetto di un deserto. Nessuno si è presentato a ricambiare il saluto e a dirgli grazie. Non ci vuole una gran fantasia per immaginare chi avrebbe dovuto riempire il teatro. Le illustri chiappe che latitano sono quelle delle tante sinistre italiane: le riformiste, le democratiche, le cattoliche, le post-comuniste, le neo-comuniste, le socialiste, le ambientaliste, le radicali. Tutte si sono dimenticate di quanto devono al Prof. Senza di lui, non sarebbero mai arrivate al governo. E nessuno dei generali rossi, rosa, verdi, biancastri e tricolore, oggi potrebbe vantarsi di essere stato ministro, viceministro, sottosegretario, capo o sottocapo di un qualche staff governativo. Medaglie, non sempre al valore, da esibire nella baraonda elettorale. I tipi sinistri non hanno memoria. E tanto meno sono capaci di gratitudine. Eppure il Prof li ha portati a Palazzo Chigi ben due volte. La prima fu nell'aprile 1996, dopo un antefatto del marzo 1995. Il 10 di quel mese, alla Sala Umberto di Roma, s'iniziò il contatto ravvicinato fra Prodi e i progressisti. Io c'ero e ricordo un teatro zeppo di reduci della Gioiosa Macchina da Guerra, sconfitta l'anno precedente da un tale di nome Berlusconi Silvio. Una platea lottizzata con cura. Una tetraggine quasi sovietica. Un cartello annunciante che lì si sarebbero sfornati temi e idee per "il Polo democratico". Rammento un'arietta stizzosa, da apparati convinti di saper suonare il violino con i piedi. Per dirne una, il capo dei Verdi, Gianni Mattioli, sibilò a Prodi: "Caro professore, non dia per scontato il consenso ambientalista alla sua candidatura...". Volavano freccette al curaro, dove era facile leggere ammonimenti burbanziosi: stai attento, Prodi, non credere di far di testa tua, noi ne sappiamo più di te, noi c'eravamo quando tu ancora non c'eri! E i lanciatori di frecce si confidavano l'un l'altro: questo Prof è un male necessario, un alieno, un marziano, l'ultimo arrivato che ha la pretesa di spiegare a noi come si vincono le elezioni. L'anno dopo, il 21 aprile 1996, grazie a Prodi il centro-sinistra le vinse. Maggioranza assoluta al Senato. Margine risicato alla Camera, un filo appeso agli umori di Rifondazione Comunista. Andò come s'era già capito alla Sala Umberto. Una prima crisi di governo nell'ottobre 1997. Una seconda, fatale, nell'ottobre 1998. Messo fuori gioco il Prof, la sinistra combinò soltanto disastri. Due governi D'Alema. Un governo Amato. E infine, nel 2001, un nuovo trionfo del Berlusca. Passarono cinque anni e il Prof venne richiamato in servizio. Per la seconda volta, le sinistre lo pregarono di essere riportate al potere. E nell'aprile 2006 fece un altro miracolo. Ci riuscì per Santa Scarabola e malgrado il masochismo dei supplicanti. L'Unione, esempio fantozziano di coalizione fra incompatibili, cominciò a sgambettarlo subito, quando la campagna elettorale doveva ancora cominciare. Niente lista del Prof, per timore di renderlo troppo forte. Appena cinque parlamentari prodiani. L'Ulivo soltanto alla Camera, ma niente di simile al Senato. Un programma di 290 pagine, il maxi-progetto del nulla. Infine un'alleanza fra dieci partiti rissosi, capaci soltanto di dilaniarsi. E di far svanire i dieci punti di vantaggio sul Berlusca. Il Prof provò a tenere in strada l'automobile dell'Unione: una vettura sfasciata, con pochissimo carburante (la maggioranza troppo esigua) e sempre al limite del collasso per i contrasti feroci fra i passeggeri. Anche questa volta andò come doveva andare. Adesso diciamo che è stato Clemente Mastella, il fellone, a far cadere il governo. Ma prima di lui, a tradire il patto con gli elettori sono stati gli altri partiti unionisti. Ecco i felloni al cubo, quelli che oggi lasciano vuoto il teatro dell'addio. Certo, anche il Prof ha commesso qualche errore. Proprio lui, uomo di centro, ha pensato di poter tenere insieme le due sinistre, quella ragionevole e quella ultrà, divise dalla storia e dai rancori. E si è fidato troppo della propria capacità di mediare. Ma chiunque altro, al suo posto, sarebbe durato venti giorni e non venti mesi. Poi se n'è andato come gli suggeriva il Fattore D e non C: la dignità. Per questo nel teatro disegnato da Giannelli io c'ero, in ultima fila. Mi sono spellato le mani ad applaudire il Prof. E gli ho gridato: grazie!, manda tutti a quel paese e, prima dei nipoti, goditi la vita. Così termina il bell'articolo di Pansa sull'Espresso di questa settimana. Un giusto e doveroso tributo e ringraziamento al politico che, al contrario del Berlusca, ha cercato di pensare anche ai bisogni della collettività, non soltanto a quelli suoi. E, per concludere, vorremmo segnalare (in maniera molto umile) anche un post che Tpi-back dedicò sul suo blog a Prodi qualche tempo fa (http://tpi-back.blogspot.com/2008/01/eppure-lo-rimpiangeremo.html) e che non ci sembra affatto male...

4 Commenti:

  • Buonasera,sono d'accordo con quanto scritto nel tuo post a commento dell'articolo di Giampaolo Pansa.Anche perchè sono le stesse cose che scrissi nel commentare l'articolo di tpi-back a suo tempo,quando cadde il governo Prodi.Credo che lo rimpiangeremo,pur con qualche limite.MAURO

    Di Anonymous Anonimo, Alle 19 marzo, 2008 14:17  

  • Carissimo MAURO, bentornato e grazie del tuo commento. Abituato forse troppo bene dalla periodicità dei tuoi interventi, quando passano i giorni senza segni della tua presenza, il blog ne risente e non è lo stesso. Per quanto riguarda l'articolo di Pansa, l'ho scelto perchè a mio giudizio era la summa intelligente di tutte le considerazioni che andavano fatte sulla caduta del governo Prodi. E ci siamo trovati d'accordo anche questa volta.

    Di Blogger nomadus, Alle 19 marzo, 2008 15:40  

  • Buona sera, non sono d'accordo, Prodi rappresentava il peggio di una casta politica che si credeva un gruppo di geni. Tutta la sua storia lo conferma E'cresciuto come tanti professori mediocri di un'università più mediocre ancora. Cattedratici che erano lì perchè avevano protezioni politiche, non certo professionali. Ha gestito l'IRI come peggio non si poteva, un semplice ragioniere avrebbe fatto meglio.Non è il solo, da Treu ad Amato, da TPS, a Fazio, robbaccia da dimenticare. Univa una testardaggine, con una presunzione senza limiti. Non lo rimpiangeremo di sicuro.

    Di Anonymous Anonimo, Alle 19 marzo, 2008 20:17  

  • Buonasera a Lei, anonimo lettore. Non posso dire di condividere la sua analisi, ma ovviamente la rispetto. Mi permetto di dissentire sulle sue affermazioni di "è cresciuto come tanti professori mediocri" e "ha gestito l'IRI come peggio non poteva". Sulla prima vorrei ricordarle che, a parte la laurea in giurisprudenza e 21 lauree "honoris causa", Prodi ha ricoperto il ruolo di cattedratico (come assistente di Beniamino Andreatta, che non credo sia l'ultimo degli scalzacani)all'Università di Bologna, è stato in America chiamato dall'Università di Harvard per tenere lezioni a studenti che non credo siano dei ciucci, ha insegnato Economia politica ed industriale e mi fermo qui per non tediarla. Dal versante politico, credo che Spadolini nel 1982 lo abbia chiamato al comando dell'IRI non certo per suoi demeriti o incapacità gestionale e che Andreotti lo nominò ministro dell'Industria per certificata competenza. Non vorrei, infine, ricordarle che è stato l'unico politico a sconfiggere per due volte Berlusconi (e di questi tempi non mi sembra poco). Concludo ribadendo che non sono d'accordo con la sua analisi un pò troppo frettolosa e leggermente di parte, ma che comunque la rispetto e la pubblico volentieri. Spero comunque di continuare ad averla come lettore del mio blog.

    Di Blogger nomadus, Alle 19 marzo, 2008 22:55  

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