aveva ragione Eugenio Scalfari...(capitolo 5)
Anche per oggi abbiamo deciso di riproporre all'attenzione dei lettori di questo blog un articolo scritto da Eugenio Scalfari su la Repubblica del 22 febbraio 2004, dal titolo esemplificativo e più che attuale: "I politici ladri e i misteri del premier", ovviamente dedicato all'ineffabile cavaliere. Buona lettura. Si ha un bel tentare di parlar d'altro, della qualità della vita, della dignità della morte, della felicità del corpo e delle malinconie dell'anima. Si ha un ben voler analizzare i problemi che il presente ci propone nella loro oggettività e senza pregiudizi. Sforzi frustrati, tentativi falliti perchè rispunta sempre quel qualcuno che ti riporta in fondo, ti obbliga a riconsiderare per l'ennesima volta il fondo del pozzo nel quale il Paese è stato precipitato. Un tempo si diceva: viviamo un'epoca di basso impero, ma oggi è più appropriato definirla un'epoca di basso ventre. Che disgrazia. E che offesa quotidiana. Dovremmo tutti poterci querelare contro quell'offesa se fosse contemplata dal Codice come reato, ma purtroppo non è un reato penale, è molto di peggio: è un crimine etico-politico, attuato con dolorosa consapevolezza da chi del basso ventre ha una conoscenza precisa e la utilizza con una mancanza di scrupoli da far paura. La storia dell'Italia moderna ha già conosciuto parecchi personaggi che, avendo esperienza degli istinti promananti dal basso ventre, li ha utilizzati per conquistare e mantenere il potere; ma nessuno c'è stato così identificabile come quello che oggi ne è il più pervicace rappresentante. Vorrei dire il prototipo, del quale quelli che si sono manifestati prima di lui non furono che abbozzi o precursori in attesa dell'"Unico". Ora l'"Unico" è arrivato, anche - dice Lui - per virtù dello Spirito Santo. Perciò è ancora di Lui che che siamo costretti a parlare perchè tra i tanti problemi proprio Lui è il problema e non è dato di eluderlo. L'altro giorno Lui ha detto con assoluta convinzione: "Ci sono uomini politici che non hanno mai fatto altri mestieri e che oggi possiedono seconde case e barche da diporto. Dove hanno preso i soldi per comprarle? Ve lo dico io: li hanno rubati". Era in viaggio di lavoro in Grecia e di lì, da quel luogo che è stato la culla della civiltà occidentale e della democrazia, ci ha inviato questo pò pò di messaggio. Per trovare i nomi dei ladri non c'era che da identificare gli uomini politici senza altri mestieri nella loro biografia, che possiedono una seconda casa e/o una barca. Questo era l'identikit, il compito di riempirlo con nomi e cognomi sembrava dunque facilissimo e riguardava tutti i settori politici, sia della maggioranza sia dell'opposizione: Occhetto come Fini, D'Alema come Casini, De Mita come Follini, Rutelli come Bossi, Bertinotti come La Russa e via numerando a destra, al centro, a sinistra poichè la seconda casa chi è appena al di sopra della soglia di povertà se l'è costruita o comprata da tempo e la barca a vela è diffusa ormai in tutti i ceti come prima la bicicletta c'era in tutte le case. Perciò le reazioni, gelide o rabbiose, si sono succedute a raffica provenienti da tutte le direzioni; ma l'"Unicum" non si è affatto scomposto. Ha precisato: "Nessuna allusione ai miei alleati". Per i suoi alleati cioè - anche se hanno fatto solo e soltanto politica come professione - vale la presunzione che comprarsi la seconda casa e la barca sia lecito; per tutti gli altri no, sono ladri "iure et de iure". Ma guarda che stranezza. Anche così circoscritto, il campo d'indagine restava tuttavia assai vasto e le proteste continuavano. Ed è qui che si rivela l'uomo tutto d'un pezzo, l'"hombre vertical". E' infatti seguita una seconda precisazione: "Riconfermo quello che ho detto e che ridirei tal quale. Si tratta di ladri che hanno rubato. Alludevo ad esponenti della sinistra con nome e cognome. Potrei farli quei nomi, ma tanto tutti hanno già capito di chi sto parlando". Accidenti! Questo non è soltanto un uomo tutto d'un pezzo, questo è uno che ha la faccia di tolla. Bisogna prenderne atto. E' importante essere consapevoli che il presidente del Consiglio della Repubblica italiana ha una faccia di tolla. Rainer Maria Rilke, poeta e scrittore che privilegio, ha scritto che ciascuno di noi dispone di molti visi e li indossa secondo le circostanze della vita, quando i vecchi visi si sono consumati. Ma il Nostro ne ha, vivaddio, uno soltanto e - lifting a parte - non ha bisogno di averne di ricambio perchè è fatto d'una tolla a prova di bomba. Lamierino magnetico direi. Perciò ora sappiamo. L'ha presa assai alla larga ma alla fine è arrivato al punto: i politici di professione possono comprarsi seconde, terze e quarte case a volontà e barche a vela o a motore quante ne vogliono senza avere nessun obbligo di dire con quali soldi le hanno comprate. Ma ce ne sono tre o forse quattro o forse uno che a Lui stanno talmente antipatici che quella dimostrazione, perdincibacco, la debbono dare, altrimenti gli daremo del ladro e tutti capiranno di chi si parla. Mi permetto di interloquire: io personalmente non ho capito di chi si parla. Avrei detto Casini, i requisiti ci sono tutti, ma Lui lo ha escluso. Allora forse Massimo D'Alema. Però fu uno dei pochi che tentò di dargli una sorta di salvacondotto quando era nei guai a patto che lasciasse in pace la Repubblica italiana. Allora con chi ce l'ha? O si limita ad accarezzare il basso ventre del Paese che con queste contumelie senza indirizzo preciso ma con una destinazione generale che è comunque il Parlamento, ci va a nozze? Il noto terzista Pierluigi Battista ha inventato in una rubrica che pubblica sulla Stampa ogni lunedì una frase efficace; quando vuoi prendere in castagna qualcuno che l'ha detta grossa gli lancia una veemente "fuori i nomi". Mi aspettavo che rivolgesse il perentorio invito anche a Lui, forse lo farà domani. Intanto lo faccio io all'indirizzo di quel qualcuno cui mi sto rivolgendo: fuori i nomi. Se Lui conosce chi sono i ladri ha l'obbligo di denunciarli alla Procura della Repubblica. Se non lo fa incorre a sua volta nel reato di favoreggiamento. Credo che chiunque di noi potrebbe denunciarlo e voglio accertarmene interrogando qualche avvocato amico mio. Sarebbe un divertentissimo processo: Lui denunciato per favoreggiamento; Lui costretto a fare quei nomi; Lui querelato per calunnia dai suddetti nominati. Una storia da cinematografo, della quale mi offro di scrivere gratuitamente il soggetto. Però, dobbiamo riconoscerlo, oltre alla faccia di lamierino magnetico quest'uomo ha coraggio da vendere. Di seconde case, anzi di seconde sontuose ville, Lui ne ha almeno una dozzina per il mondo; le barche poi non si contano, a vela e a motore, dai canotti a vere e proprie navi corsare che farebbero la gioia di Capitan Uncino. E con questo pò pò di roba alle spalle se la va a prendere con i meschini che si sono comprati un rudere in Maremma e una due alberi per regata, che è uno sport raccomandabile per tutti. Certo l'obiezione di "Unicum" è pronta: Lui si è prestato alla politica per salvare l'Italia dai bolscevichi, correva l'anno 1993. Ma Lui però un mestiere ce l'aveva e che mestiere! Talmente bello, talmente produttivo per sè e per tutto il Paese che non l'ha voluto abbandonare a nessun patto. Ha continuato a farlo insieme a quello del politico e chi se ne infischia del conflitto d'interessi che assilla soltanto poche menti malate e poche istituzioni infiltrate dai comunisti. Pertanto Lui i soldi per comprarsi quelle ville e quella flotta ce li ha, se li è guadagnati con il sudore della fronte e più cresce il peculio più è segno che il suo mestiere Lui lo sa fare. Alla grande come dicono i conduttori della tivù. Dunque Lui è in regola, gli altri no. Ma è proprio vero? Qui comincia il problema. Problema serio. Problema pieno d'incognite ancora non risolte. Problema grave. Lui cominciò a lavorare da giovane, poco più che ragazzo. Era pieno di voglia di fare e di guadagnarsi onestamente quanto gli serviva. A scuola s'era specializzato nella stesura dei compiti, li vendeva ai compagni a prezzi onesti e quella era la sua paghetta. Un frugolo così sarebbe una benedizione in ogni famiglia. Poi scoprì d'avere una discreta voce intonata e insieme ad un compare ch'è rimasto poi inseparabile fino ad oggi ed oltre, mise su un duo pianistico-vocale. Fu scritturato da varie orchestrine in lidi turistici a cominciare da Beirut che era ancora la Svizzera del Levante (ah, il Levante!) e poi su navi da crociera dove faceva anche ballare le signore anziane. Il tempo passava e le ambizioni crescevano. Il papà era un onesto impiegato d'una banchetta di Milano che disponeva di un solo sportello. Ciò nonostante era molto nota a Lugano, a Vaduz, a Montecarlo. Se non indovinate il perchè non sarò certo io a dirvelo. Lui intanto lavorava sodo, no so bene a che cosa, le cronache su quel punto sono avare. Si sa soltanto che aveva buone entrate al Comune di Milano all'assessorato dell'Urbanistica e nella commissione Edilizia. Com'è, come non è, trova i soldi per costruire una palazzina. Poi un'altra. Poi un'altra ancora. Alla fine non ti viene fuori che costruisce un intero quartiere, una quasi città dotata di tutti i servizi possibili e immaginabili e siccome è grandioso nelle immagini e nello spirito non te la va a chiamare Milano 2? Gli domandi: ma i soldi per costruire quella roba lì, roba da miliardi, a te chi te li ha dati? Lui ti risponde puntuto: erano gli utili derivanti dalle palazzine. Ma va. Beh, risponde, le banche, colpite dal buon affare delle palazzine. Incredibile, le banche quando prestano centinaia di milioni o addirittura miliardi chiedono garanzie. Quali garanzie poteva dare Lui? Risponde: la fiducia nel mio talento. Se sei stanco di domandare ti fermi lì e fai finta di credergli. Altrimenti continui e gli chiedi: quando hai dovuto intestare i tuoi affari improvvisamente diventati miliardari perchè li hai messi al nome di una ventina di società fiduciarie, 23 per l'esattezza, ognuna delle quali possedeva una fetta delle quote sociali? Perchè questo giochino? Chi c'era dietro quelle società senza nome tanto che le avevi chiamate con i numeri da uno a 23? Risponde, ci sono io e la mia famiglia. Oggi forse, ma allora, a quei tempi chi c'era? La questione ha incuriosito parecchia gente nel corso del tempo, Procure della Repubblica incluse. Ma non se n'è mai venuti a capo. C'è ancora qualche processo pendente ma chissà che fine farà. Chi ci ha provato del resto è stato, metaforicamente parlando, linciato, sicchè per non incorrere nella stessa sorte qui mi fermo. Quel che si dice sull'origine delle sue fortune non oso neppure riferirlo ma sta scritto in libri pubblicati e ristampati più volte e anche in atti della magistratura inquirente. Personalmente non credo a quelle dicerie. Però resta una zona oscura. Ecco perchè dico giù il cappello di fronte al coraggio di quest'uomo: con quella zona d'ombra ancora non chiarita alle spalle ha avuto il fegato d'accusare di furto mezzo Parlamento, poi limitato alla sola opposizione, poi alla sola sinistra dell'opposizione, infine soltanto a tre o quattro senza nome ma provvisti dell'identikit da Lui fornito. Di Lui si dice invece che. Ma fatemi il piacere. Uno così ce l'invidiano dovunque e dovunque lo temono. Infatti lo coprono di complimenti e di pacche sulle spalle ma quando debbono parlare di cose serie si riuniscono tra di loro e Lui lo tengono fuori dalla porta. Per paura. Perchè se Lui entra in quelle segrete stanze surclassa tutti gli altri e se n'è vista la prova durante il famoso semestre. Ci invidiano e ci temono. Ma noi niente, dritti come fusi, nudi alla meta, come si dice. Nudi? In verità ci manca poco. Così terminava il lungo articolo di Scalfari del 22 febbraio 2004, poco più di quattro anni fa. Attuale come oggi, quando il cavaliere ancora parla del "pericolo brogli" alle elezioni. Da che pulpito viene la predica...
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