abbiamo il "salvatore" dell'(Al)Italia...
Non sapevamo che tra le molteplici qualità di Silvio Berlusconi (oltre alle già note caratteristiche imprenditoriali e menzognere) ci fosse anche quella, a dire il vero abbastanza sbalorditiva, di uomo della Provvidenza, di moltiplicatore di pane e di pesci, in buona sostanza di "salvatore della Patria". Ebbene, a leggere i resoconti giornalistici di questi ultimi due giorni, abbiamo appreso che il cavaliere è in grado (beato lui) di salvare la nostra compagnia di bandiera. L'Alitalia, se non sarà commissariata e se non sarà svenduta all'Air France-KLM, dovrà ringraziare solo e soltanto sua emittenza. Dovrà, come minimo, garantire vita natural durante un carnet di biglietti gratuiti (in Business Class, ovviamente) nazionali, europei e transoceanici a tutta la famiglia Berlusconi, dal capofamiglia all'ultimo dei cugini di terzo grado. Questo solo perchè il cavaliere si è impegnato (unitamente ad una non meglio "cordata" imprenditoriale italiana) a rilevare il 49,9% del capitale sociale di Alitalia, altrimenti destinato al gigante aereo franco-olandese. Di tutto questo bel quadretto, aulicamente italico (anzi per meglio dire, meneghino-padano), ci pare, a nostro modo di vedere, leggermente fuori tempo massimo la lodevole volontà berlusconiana di indossare i panni messianici e miracolistici dell'Unto del Signore (anche perchè questi panni li ha già rivestiti parecchie volte, senza eccessivo successo, nei suoi 14 anni di apparizione terrena). In verità, avrebbe dovuto pensarci prima, molto tempo fa, quando Alitalia dava già evidenti segni preoccupanti di crisi irreversibile economica e gestionale. Avrebbe dovuto far sentire la sua benefica voce già quando gli scioperi del personale di terra e di volo della nostra compagnia di bandiera davano l'inequivocabile segnale di preoccupazione e di incertezza, classico campanello d'allarme di una situazione non più allegramente gestibile. Invece il Nostro che fa? Aspetta scaltramente l'apice della campagna elettorale in corso, capisce che una bella ed efficace proclamazione di intenti risolutori, a proposito della crisi Alitalia, potrà solo che generare nuovi ed allettanti serbatoi di voti (indispensabili in questo momento di incertezza dell'elettorato), utili alla causa del Popolo della Libertà, ma soprattutto opportuno anestetico politico per acquietare le insofferenze leghiste di una eventuale perdita della mitica Malpensa, roccaforte incontrastata dei giochetti padani dei seguaci del Carroccio e del loro affiliato, il presidente della Regione Lombardia, lo sbarbato Roberto Formigoni. Ora noi ci aspettiamo una pronta e decisa risposta all'Uomo dei Miracoli lombardo, da parte del governo ancora in carica per la normale amministrazione. E sia Prodi, sia Bersani hanno il dovere, morale e politico, di far capire al Messia dei cieli che non basta cantare la Messa (proclami, intenzioni di acquisto, e via blaterando), ma bisogna anche (ahilui!) portare la croce. Che è pure bella pesante.
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