il turismo secondo Berlusconi
Ce lo aspettavamo prima o poi una decisa presa di posizione del cavaliere a sostegno della candidatura a sindaco di Roma dell'ex picchiatore fascista Gianni Alemanno. Ce lo aspettavamo ed eravamo altrettanto certi che avrebbe fatto rumore (oltre che la solita figura di emme), come giustamente ha rilevato in un suo intelligente articolo Roberto Cotroneo pubblicato su l'Unità, dal titolo "Vade retro turista" che vi vogliamo riproporre integralmente. Buona lettura. Se fossi Berlusconi resetterei tutto. Se questa volta, la vittoria del Cavaliere doveva essere più interlocutoria e pacata, più matura e disponibile a un dialogo, meno tinta dai «siete tutti comunisti, e amenità di questo genere, beh, allora forse la partenza sarebbe proprio da rifare. In pochissimi giorni dai risultati delle elezioni, con il governo neanche formato, e le Camere ancora da aprire, non ne ha fatta una giusta. Le prime le sappiamo. Il mitragliatore contro la giornalista russa che aveva fatto una domanda sulla vita privata di Putin, gli spettacoli del bagaglino in Sardegna. La micidiale «afflizione» per un governo che si annuncia degno del peggior manuale Cencelli, con le liti con la Lega iniziate con un tempismo sorprendente. E ora l’ultima, che non è affatto una piccola cosa e che purtroppo spiega moltissimo. Tutto nasce da un articolo del New York Times, ripreso poi nell’edizione europea dell’Herald Tribune, dove si dice che Roma è una città sicura, sicura come mai era stata dai tempi dell’Impero. Il sacrilego New York Times non si inventa nulla, naturalmente, e che Roma sia sicura non è una percezione, ma un dato di fatto, statistiche dei crimini alla mano. Questo non vuol dire che sia una città perfetta, e che non accadano episodi anche raccapriccianti. Ma se messa a confronto con altre capitali europee, e anche a certe città italiane, Roma è città sicura, e negli ultimi anni anche piacevole. Merito di Rutelli prima e di Veltroni poi? Senza dubbio. Ma questo a Berlusconi non va giù. E dimenticandosi di essere diventato il prossimo capo del Governo, dimenticandosi che Roma è la capitale d’Italia e che non siamo alle solite comiche che cosa fa? Attacca il New York Times, e la mette in politica, con i toni consueti. Si inventa che è un giornale di pericolosi progressisti, e che i progressisti italiani coccolano i progressisti dei giornali americani. Ovviamente non osa dire che il più importante giornale americano è diretto, governato e controllato da pericolosi comunisti. No, questo no. Lui li chiama «progressisti», e dice esattamente: «Questi giornalisti che scrivono sui giornali progressisti degli altri Paesi sono coccolati dalla sinistra qui. E questo la sinistra lo sa fare molto bene». E cosa aggiunge? Dice che Roma «ora è al disastro. Bisogna voltare pagina per avere una capitale più pulita, più vivibile». Insomma il New York Times non ha capito nulla. E dunque che gli americani se ne facciano una ragione. A Roma è meglio non venirci, i cattivi bolscevichi Rutelli & Veltroni l’hanno ridotta male. E non è proprio il caso di capitare da queste parti. Bene, questo non è solo ridicolo, è addirittura grottesco. Perché ve lo immaginate un Sarkozy che dissuade gli stranieri dal passare i week end a Parigi perché le periferie sono in fiamme? O George Bush che avverte gli europei di non farsi vedere a Washington o a New York perché sono disastrose e non sono sicure? No, nessuno se lo immagina. Ma lui, Silvio Berlusconi, il nuovo capo del governo di questo Paese, ritiene che il più importante giornale del mondo sia costituito da una cricca di amichetti progressisti che fanno favori ai nostri politici di sinistra, e che a Roma è meglio non venirci. Per la gioia, si intende di tutti quelli che a Roma poi votano per il centro destra da sempre. Gli amati tassisti che non vedono l’ora di lavorare con gli americani scarrozzandoli tra Fiumicino e il centro storico, con i negozianti che vendono griffe ai turisti stranieri, con i ristoratori che campano da sempre di turismo. Naturalmente Roma è solo un far west, un luogo oscuro dove si rischia grosso. Non è una città che ha ritrovato una sua identità culturale vera, non è una città con un’offerta di eventi come poche altre capitali europee. Se ne accorgono tutti, tranne Alemanno e Berlusconi. La sicurezza certo che è un problema. Ma questo è autolesionismo. Ed è autolesionismo di tipo ossessivo. E alla fine la campagna elettorale prevale sul buonsenso, sulla correttezza, e sulla statura istituzionale. Per essere il preludio dell’inizio dell’era Berlusconi non c’è da stare allegri. E per niente.
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