l'Antipatico

mercoledì 23 aprile 2008

una voce (autorevole) in favore di Rutelli




Anche chi scrive domenica si recherà alle urne capitoline per esprimere la preferenza tra Francesco Rutelli e Gianni Alemanno, nel ballottaggio decisivo per la conquista della poltrona di primo cittadino della Capitale. Ci sembra pleonastico e ripetitivo indicare la nostra preferenza tra i due (il tenore dei nostri post suggerisce senza imbarazzo alcuno la propensione politica di questo blog, almeno crediamo); quindi preferiremmo ospitare una voce autorevole, quella di Furio Colombo, che su l'Unità di oggi ha speso (con ottime argomentazioni che sottoscriviamo integralmente) più di una parola a favore dell'ex sindaco di Roma. Vi riproponiamo per intero l'editoriale, dal titolo (lineare e trasparente) "Per Rutelli". Buona lettura. Avevo pensato di iniziare questo articolo (in cui si dice che è indispensabile partecipare al voto di ballottaggio e si ripete la persuasione che è necessario per Roma che Rutelli sia sindaco e governi questa città, come l’ha governata con indimenticato successo, compresa la incredibile stagione del Giubileo) con alcune citazioni di questi giorni. Per esempio Calderoli, vice presidente del Senato uscente e ministro di qualche cosa entrante: «Rutelli si ritiri. Rischia la lapidazione». Per esempio Gasparri, personaggio inesportabile dell’ex partito di An cannibalizzato da Forza Italia: «La Roma di Prodi, Rutelli e Veltroni è il regno del terrore e dello stupro». Per esempio Alemanno, l’uomo che vuole governare Roma con la croce celtica, simbolo funebre dell’Europa che ha patito la furia delle persecuzioni: «Allontaneremo dalla città ventimila stranieri clandestini che non hanno nessun diritto a stare qui». (Il Corriere della Sera, 21 aprile). È una scena da documentario della Seconda guerra mondiale, la deportazione in massa di ventimila uomini, donne, bambini, neonati e anziani da una sola città, con una decisione che evidentemente non prevede altro criterio che il razzismo (molti, moltissimi illegali lavorano, non pochi in mestieri cruciali). Evidentemente esiste in Italia, sotto il bello e il brutto della politica, un sottomondo che taglia corto e accetta il peggio in cambio di un voto. Ma è da ricordare anche il mondo del futuro ministro degli Interni, Maroni, che pure è spesso indicato come “il migliore di loro” (serve per capire chi sono gli altri). Maroni raccomanda le “ronde dei cittadini”, ovvero quei “vigilantes” che tutte le democrazie considerano pericolosi, incivili, estranei alla legge. Ma alle obiezioni costituzionali e giuridiche il futuro ministro risponde : «Cavilli. C’è una emergenza criminalità collegata all’immigrazione. Prodi ha perso le elezioni su questo. Noi le abbiamo vinte sulla sicurezza». Che Roma sia dieci volte più sicura di Londra, Parigi, e molto più della New York della famosa “tolleranza zero” (il cui predicatore, Giuliani, candidato alle Primarie per la destra repubblicana è stato prontamente scartato) evidentemente non serve al “governo della paura” di questa gente, che ostenta la croce celtica. «La festa è finita, è tempo di riempire le prigioni», dichiara senza imbarazzo a La Stampa (20 aprile) un altro futuro ministro del governo della paura, il leghista Castelli, già noto per le devastazioni arrecate alla Giustizia, quando ne era ministro. Domandatevi in quale Paese - salvo forse il Guatemala - una nuova maggioranza eletta userebbe una simile frase per inaugurare la stagione. Avrei voluto argomentare il sostegno a Rutelli con queste frasi (e un florilegio di molte altre affermazioni estranee non solo alla democrazia ma anche al buon gusto e al buon senso) che stanno caratterizzando una battaglia barbara e feroce per conquistare lo scalpo di Roma, da offrire in dono al vero padrone, i leghisti. Ma mi accorgo che il vasto mondo della sottopolitica in cui si sono accumulati un brutto passato e una nuova vendetta, ci serve solo per dire da chi sarebbe meglio stare lontani, se non altro per continuare ad assomigliare a Madrid o a Copenhagen. Ma il fatto è che dobbiamo dire a chi vogliamo stare vicini in queste elezioni, e per i prossimi civili cinque anni di vita normale a Roma. È Francesco Rutelli. Il perché è semplice. Tutta la destra fa una concitata campagna elettorale su due tragici stupri (non consola, ma nello stesso periodo a New York ce ne sono stati ventisette). Il fatto è grave e mobilita tutti. Ma spaventa che il centro dell’attenzione non siano le vittime, e non il destino delle donne, che continuano a vivere in guardia, sempre nel timore di un’aggressione o di una persecuzione a Roma come a Milano (e, purtroppo nelle buone aree del mondo). No, i veri stupratori indicati alla folla dai portatori di croce celtica sono coloro che hanno governato bene per decenni, ottenendo per la città di Roma una visibilità, desiderabilità e successo che ne ha spostato clamorosamente in alto simpatia e prestigio nel mondo. Gli accusatori sono coloro che, negli anni, hanno dedicato a Roma solo un po’ di camerateschi riti di un nefasto passato, celebrati senza rapporto con la crescita, la vitalità, l’avanzare continuo nell’opinione del mondo di questa città. Si sono volute sporcare queste elezioni con una crudele messa in scena di xenofobia e di paura, facendo credere che il futuro sia nient’altro che cacciare i barbari, anche a ventimila per volta. E allora diciamo che il volto nuovo di Roma che piace al mondo - e che ha fatto vivere con più orgoglio tanti romani - porta l’impronta civile, segnata di umori benevoli e di convivenza fraterna, di Francesco Rutelli, l’autore del successo unico al mondo del Giubileo preparato e gestito insieme, in modo perfetto, da due Rome diverse (il Vaticano e il Comune, le chiese e le strade). E le maratone, le notti bianche, il teatro in piazza, le feste dei bambini, la Roma a cui subentra Veltroni, che ha dilatato in tutte le direzioni - dai bus alla cultura, dal jazz al cinema, dalle scuole alla burocrazia del Comune - il crescere continuo di una città decisa, anche e nonostante momenti difficili e brividi di emergenza, a vivere in pace, tra cittadini che si aiutano e si rispettano. Ecco che cosa ci promette Rutelli, che viene avanti con il volto tranquillo del leader civile senza portarsi addosso la bisaccia della paura, senza avvoltoi che si aggirano sulle disgrazie per vedere se si può far credere che Roma sia quelle disgrazie e non l’immenso passo avanti degli ultimi quindici anni. Vogliono prendere possesso di cose fatte bene, diffondendo un clima di terrore. Adesso il capolavoro di Rutelli - se riusciamo, andando tutti a votare domenica e lunedì, a tenere lontani croci celtiche e avvoltoi - sarà di riprendere il grande percorso Rutelli-Veltroni-Rutelli di Roma città di pace, che anche dopo essere diventata uno dei luoghi più ammirati e cercati al mondo, continuerà nel suo progetto di civiltà e convivenza fraterna. E - così antica - Roma continuerà a diventare moderna. Se terremo lontani gli avvoltoi.

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