oggi, 30 anni fa
Come sapete, da qualche settimana riproponiamo articoli e prime pagine del periodo relativo al rapimento di Aldo Moro, avvenuto 30 anni fa. Il 16 aprile 1978 la Repubblica annunciava la condanna a morte di Moro da parte delle Brigate Rosse, tramite il comunicato numero 6. Questo è il testo dell'articolo di prima pagina del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. "Aldo Moro è colpevole e pertanto viene condannato a morte". A trenta giorni dal sequestro e dalla strage di via Fani, le Brigate Rosse hanno concluso il "processo" al leader DC e questa è la loro "sentenza". I terroristi l'hanno diffusa con il solito sistema: un comunicato (il numero 6, datato 15 aprile), spedito ieri sera, fra le 20 e le 20,30, alla redazione milanese de "la Repubblica" e ad altri giornali. E' un testo più breve dei precedenti e non accompagnato da alcun autografo di Moro. Vediamo i punti principali di questa promessa di assassinio. "L'interrogatorio al prigioniero Aldo Moro è terminato" e "non ha fatto altro che confermare delle verità e delle certezze che non da oggi sono nella coscienza di tutti i proletari". "Quali misteri ci possono essere del regime DC da De Gasperi a Moro che i proletari non abbiano già conosciuto e pagato con il loro sangue?". Per questo, sostengono i terroristi, "non ci sono clamorose rivelazioni da fare". Tuttavia, affermano le Brigate Rosse, nei trenta giorni di detenzione, Moro "ha rivelato le turpi complicità del regime, ha indicato con fatti e nomi i veri e nascosti responsabili delle pagine più sanguinose della storia degli ultimi anni, ha messo a nudo gli intrighi di potere, le omertà che hanno coperto gli assassini di Stato, ha indicato gli intrecci degli interessi personali, delle corruzioni, delle clientele". La banda terroristica non offre alcuna prova di tutto questo. Si limita ad avvertire: "Tutto sarà reso noto al popolo". E non attraverso i giornali "di regime" che hanno per unica regola "la menzogna e la mistificazione". "Le informazioni in nostro possesso verranno diffuse attraverso la stampa e i mezzi di divulgazione clandestini delle Organizzazioni Combattenti, e soprattutto verranno utilizzate per proseguire, con altre battaglie, il processo al regime ed allo Stato". Il messaggio di morte conclude: "Per quel che ci riguarda, il processo ad Aldo Moro finisce qui". Poi, sette righe più sotto, la "sentenza", poche parole gelide, una formula quasi burocratica. Non ci sono altre notizie. Non si dice se per Moro resta un minimo di speranza. Non si propongono scambi o baratti. C'è soltanto questa minaccia di assassinio, destinata ad aprire un nuovo, tremendo capitolo del dramma.
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