l'Antipatico

giovedì 17 aprile 2008

le pagelle dei candidati


Terminate le elezioni politiche e acclarata la vittoria del centrodestra, oggi ci vogliamo dedicare alla valutazione dei singoli candidati premier che hanno dato vita a settanta giorni di campagna elettorale. I nostri voti, ovviamente, sono strettamente personali e non influenzati dalle considerazioni di bloggers e giornalisti vari che abbiamo letto (e a volte apprezzato) in questi giorni e in queste settimane. Le nostre pagelle hanno il pregio di non essere determinanti per chicchessia (perchè quasi nessuno le leggerà) ma hanno il merito di soddisfare chi le scrive. Se qualcuno vorrà proporre voti od opinioni di diversa fattura si accomodi pure: la pagina dei commenti è a vostra disposizione. Silvio Berlusconi, voto 7,5. Ha iniziato la campagna elettorale in sordina e quasi controvoglia. Non sappiamo se per la sicurezza di una larga vittoria (l'istituto di ricerca americano da lui consultato gli dava 10 punti di vantaggio) o se per un affaticamento fisico e mentale dovuto ai 20 mesi di opposizione, alla continua ricerca di qualche prezzolato utile alla caduta del governo Prodi. Furbo e scaltro come non mai, ha messo in piedi in pochi giorni il nuovo partito del predellino (dell'automobile in piazza San Babila a Milano) per rispondere al nuovo partito di Veltroni. Ha convinto Lombardo a correre per lui (troppo importanti i seggi siciliani per il Senato) rottamando il fido Miccichè, ha blandito e circuito i pensionati (che nel 2006 erano sulla riva opposta) e si è ritrovato sotto il traguardo della vittoria quasi per forza d'inerzia. Volpino. Walter Veltroni, voto 7-. Tirato per la giacca dai prodiani e dai rutelliani si è trovato costretto in quattro e quattrotto a metter su un partito nuovo (con le facce non sempre nuove) a ottobre delo scorso anno per cercare di frenare l'emorragia di consensi intorno al governo Prodi (e di Schioppa). Quasi istintivamente ha tirato fuori dal garage del partito il vecchio pullman usato dal Professore, l'ha ridipinto e ha girato in lungo e in largo lo Stivale, credendo (sperando) di ottenere lo stesso risultato elettorale di Prodi, non tenendo conto che la fortuna del principiante avviene (di norma) solo la prima volta. Ha imbarcato operai scampati al rogo, figlie sconosciute, imprenditori e figli di, formando una marmellata per niente gradita agli elettori. Nota di merito, l'apparentamento con l'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Sfortunato. Pier Ferdinando Casini, voto 7+. Ha avuto il grande merito di dare una bella pedata a Berlusconi andandosene dalla vecchia Casa delle Libertà oramai ammuffita. Ha cercato di ricostruire un centro moderato terremotato dalle uscite (infelici) dei vari Tabacci, Baccini e compagnia cantando. Ha giocato molto sul suo look da piacione e da neo papà, raccogliendo il voto di molte donne (soprattutto le zitelle) e contribuendo all'unico miracolo (oltre quelo della Lega) di questo tsunami elettorale: non esser uscito dal Parlamento. Vigoroso. Fausto Bertinotti, voto 4. Ha deluso su tutti i fronti. Nella scelta del simbolo (un arcobaleno al posto della falce e martello può piacere ai bambini, non certo ai duri e puri postcomunisti), nell'atteggiamento in campagna elettorale (attaccare sempre e soltanto Veltroni non ha giovato, anzi) e nelle uscite televisive (una presenza quasi asfissiante, da prezzemolino più che da candidato premier) con tanto di cachemire e bottoni d'oro d'ordinanza. Ha contribuito nel 1998 alla caduta del governo Prodi. Dieci anni dopo le sue dichiarazioni sul governo morente hanno prodotto lo stesso risultato. Ha provocato la sua stessa morte politica. Autolesionista. Daniela Santanchè, 6,5. Forse una delle poche novità (positive) di questa campagna elettorale. L'altra faccia (rifatta) della destra italiana, in continua contrapposizione con miss lips Alessandra Mussolini, sempre in prima linea contro Fini e il suo fidato nanerottolo (al quale ha detto a brutto muso che non gliela avrebbe mai data), si è distinta per alcuni interventi televisivi degni della nostalgica "coscia lunga della sinistra" Alba Parietti, seppur con le dovute distinzioni. Esplosiva. Enrico Boselli, 4-. Rifiutato e scartato da Veltroni, non ammesso nei salotti televisivi, spernacchiato e oscurato dai mass media in generale, non ha trovato di meglio da fare che salutare in diretta Bruno Vespa e andarsene da Porta a Porta protestando per il trattamento ricevuto. Cercando ancora di far resuscitare il vecchio socialismo con il contributo di Bobo Craxi, Gianni De Michelis e altri zombies dello stesso spessore, ha provocato il naufragio e la colata a picco delle ultime speranze di sopravvivenza. Utopistico. Flavia D'Angeli, voto 6,5. Un'altra delle poche realtà positive della campagna elettroale. Piccola, minuta, quasi non telegenica ma dal forte temperamento e dalla grinta di una leader di partito. Peccato che non abbia avuto il tempo e il modo per farsi conoscere ed apprezzare meglio. Ha comunque già fatto un mezzo miracolo. Volitiva. Giuliano Ferrara, voto 4,5. Ha cocciutamente voluto scendere in campo (lo stesso cavaliere lo aveva sconsigliato) per inimicarsi le donne italiane con la sua lista contro l'aborto. Si è beccato pomodori e ortaggi vari, non ha avuto la passerella televisiva cui era abituato e nemmeno quella sui giornali (ad eccezione del suo Foglio). Alla fine non ha superato nessuno dei due sbarramenti, nè alla Camera, nè al Senato, con l'unico risultato di aver aumentato le antipatie nei suoi confronti. Stravaccato. Marco Ferrando, Bruno De Vita, Stefano De Luca, Roberto Fiore, Stefano Montanari, Renzo Rabellino, Fabiana Stefanoni e Luigi Ferrante, s.v. Impossibile classificarli, sia per l'entità numerica raccolta in voti, sia per la loro visibilità nel panorama informativo nazionale. Chimere.

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]



<< Home page