l'Antipatico

lunedì 21 aprile 2008

oggi, 30 anni fa


Lunedì 21 aprile 1978 la prima pagina de la Repubblica ospita la foto che forse è diventata la tragica icona del periodo del sequestro di Aldo Moro. Una foto divenuta nel tempo mostruosamente familiare, sintesi agghiacciante di una situazione che cristallizzava un momento di umana speranza (dato da quei pochi fautori della trattativa e dello scambio dei prigionieri ) a un altro momento, di parossistico dolore e di preventiva tragedia. Quello dell'annunciato omicidio del presidente della Democrazia Cristiana. Il comunicato numero 7 delle Brigate Rosse (il vero comunicato, non quello falso di Chicchiarelli) non lasciava adito a diversa interpretazione. Si chiedeva la liberazione dei prigionieri comunisti, in cambio della vita di Moro. "Lanciamo un ultimatum al governo di 48 ore per dare una risposta positiva. Se il governo non cederà, la condanna a morte verrà eseguita.I brigatisti si rifiutano di prendere in considerazione iniziative umanitarie, e ribadiscono di combattere per la distruzione di questo Stato". Così recitava un passo del comunicato brigatista. Sempre sulla stessa prima pagina, un editoriale come sempre senza firma (e quindi di Eugenio Scalfari) titolava così: "Sacrificare un uomo o perdere lo Stato". Ve lo riproponiamo. Sapevamo tutti, fin dall'inizio di questa orribile vicenda, che sarebbe arrivato il momento dell'ultimatum. C'era un'alternativa: che Moro rivelasse infami segreti e crimuni di Stato. Se lo avesse fatto - o perchè quei crimini di Stato esistono oppure inventandoli pur di aver salva la vita - i terroristi l'avrebbero certamente rilasciato, essendo la sua presenza da vivo assai più ingombrante che il suo cadavere. Ma Moro, evidentemente, non ha parlato. Perciò i terroristi hanno scelto la via dell'ultimatum, puntando sulla divisione delle forze politiche e sulla gravissima crisi che ne conseguirebbe. Il dramma di queste ore si svolge soprattutto nella famiglia Moro, alla quale deve andare il rispetto e la solidarietà degli italiani, e dentro la Democrazia cristiana. Ma sono ore gravi e impegnative per tutti. La decisione da prendere è infatti terribile perchè si tratta di sacrificare la vita di un uomo o di perdere la Repubblica. Purtoppo, per i democratici la scelta non consente dubbi. Così concludeva il suo editoriale Scalfari, che per la prima volta prendeva una netta posizione, a favore del partito della fermezza, di quelli cioè che non consentivano la possibilità di alcuna trattativa coi terroristi. Proprio perchè, altrimenti, si sarebbe andati incontro alla distruzione (non solo figurata) della Repubblica italiana.

2 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]



<< Home page