ha ragione Bice Biagi
Abbiamo letto un bellissimo articolo della figlia di Enzo Biagi scritto per il sito di Art.21 che ci trova perfettamente d'accordo. Bice Biagi definisce questo Paese "anormale" e a pensarci bene è così. Oltre che anormale è anche "anomalo" il nostro bel Paese, e non soltanto per la presenza di Silvio Berlusconi. Leggetevi il pezzo e riflettete insieme a noi. Buona lettura. Che questo sia un Paese normale non c’era davvero passato per la testa. Sarà normale, infatti, un paese che a distanza di due anni ribalta completamente il senso del voto, che fa prendere a Vergato, provincia di Bologna, il 7 per cento alla Lega, che ha un Presidente del Consiglio che ci aveva abituato a vedere le sue mani piegate a fare le corna ma non a simulare gli spari di una mitraglietta verso una giornalista, che si permette di definire la donna ‘domina’, nel senso che è meglio che stia a casa a tener caldo il risotto e magari il letto in attesa del suo padrone? No, francamente non è normale. Ma c’è qualcosa che rende l’Italia ancora diversa, per esempio, dalle altre democrazie occidentali continuamente richiamate a modello durante l’ultima campagna elettorale. Ed è la Rai. Sissignore: siamo in un mare di guai, un terzo dei cittadini si sveglia la notte con l’incubo della rata del mutuo da pagare, al mercato i pensionati non vanno più di buon mattino, ma scrutano tra i banchi verso l’una, quando gli scarti costano meno e c’è sempre un carciofo buono dimenticato sul marciapiede e un paio di mele che basta tagliarne un pezzo e poi, cotte, arricchiscono la cena. Parliamo poi dei nostri figli che, quando sono fortunati, cioè si sono conquistati una laurea e magari un master, hanno fatto il loro bel corso di inglese e maneggiano il computer come Bill Gates si ritrovano, a trent’anni, con l’angoscia che a giugno finisca il contrattino da 800 euro al mese e chissà a settembre, con la recessione, se qualcuno gliene darà un altro. A proposito, chi ha ragazzi in età scolare si prepari a spendere per i libri di testo perché l’onorevole Dell’Utri vuole cambiare quelli di storia: via la Resistenza, ridimensioniamo il 25 aprile e finiamola con le storie dei partigiani. Non è finita, perché nonostante le cordate del Cavaliere & C., la scure del fallimento Alitalia penzola sulla testa di migliaia di famiglie, il petrolio aumenta ogni giorno, mafia, camorra e ‘ndrangheta proseguono indisturbate le loro attività, scuola e sanità necessitano di riforme urgenti, eppure il grande problema della politica italiana è la Rai. Ma è possibile che, nemmeno ancora insediato, il nuovo governo si preoccupi e occupi dell’assetto di viale Mazzini, di chi dirigerà una rete, un telegiornale o un notiziario radiofonico? Non si era detto che la politica doveva scollarsi dall’azienda di stato e lasciare che facesse la sua corsa, magari cercando di battere lealmente, voglio dire con uomini capaci (indipendentemente dalle tessere o dalle cravatte verdi) e programmi intelligenti? Perché neanche messo un piede a Palazzo Chigi, il premier ricorda con un brutto aggettivo di triste memoria, ‘criminoso’, l’uso che a parer suo fa della tv Michele Santoro insieme con Marco Travaglio? Ma lo sa il Presidente Berlusconi che a molti italiani Santoro e Travaglio piacciono, anzi, li consolano? E poi, con tutto il daffare che ha, compreso organizzare i divertimenti da villaggio vacanze per i suoi amici statisti, che voglia ha, l’onorevole Berlusconi, di mettere subito le mani sulla Rai? Con tre reti di famiglia, abbia pazienza, non ci costringa a spendere per la parabola, per sintonizzarci sulla BBC o sulla CBS, che poi capiamo un decimo di quello che dicono, per sapere cosa succede davvero nel mondo e a casa nostra. Si ricorda, Presidente, Radio Londra? E’ ancora una sigla di triste memoria.
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