oggi, 20 anni fa
Alcuni post che abbiamo scritto nell'ultimo periodo si rifanno a notizie ed avvenimenti di 30 e 10 anni fa. Abbiamo deciso di colmare la lacuna, evidenziando ogni tanto anche notizie e articoli di 20 anni fa. Ed esattamente il 25 aprile 1998 Marco Panara scrisse per la Repubblica Affari & Finanza un bellissimo pezzo, dedicato a un umprenditore che all'epoca ancora non era sceso in campo e ancora non aveva l'appellativo universalmente riconosciuto di cavaliere. Stiamo parlano ovviamente di Silvio Berlusconi, a quel tempo alle prese con il Milan asso pigliatutto, con la Fininvest e i contratti miliardari per le stelle della tv (Baudo, Carrà, Bonaccorti). Vi riproponiamo integralmente l'ottimo articolo di Panara intitolato "I quattro gol di sua emittenza". Buona lettura. Sul fondo nero di questa prima parte del 1988, Silvio Berlusconi ha dipinto delle strisce rosse verticali. Il diavolo ci ha messo lo zampino inondando di acidi lattici le muscolose cosce di Salvatore Bagni e stirando quelle ancor più muscolose di Diego Armando Maradona, innervosendo Bruno Giordano ed incrinando l' animo sicuro di Ottavio Bianchi. Il Milan ha in tasca, o meglio sulle magliette, il suo undicesimo scudetto. Sempre che San Gennaro non riesca a fare domenica due miracoli in contemporanea: uno a Como facendo perdere il Milan e uno a Napoli facendo vincere il Napoli con la Sampdoria di Gianluca Vialli. Berlusconi esulta e la Milano milanista con lui. Il resto d' Italia non esulta ma neanche gliene vuole, perchè questo Milan ostinato tutto sommato ha fatto divertire tutti, i suoi tifosi e anche gli altri. A Napoli, dopo aver sconfitto Maradona sottraendogli uno scudetto che solo quattro settimane fa sembrava già conquistato, il Milan è uscito dal San Paolo tra gli applausi del pubblico partenopeo, tifoso quant' altri mai, ma anche come pochi generoso e soprattutto che di calcio capisce. Son soddisfazioni. Per Silvio Berlusconi questo 1988 passerà alla storia come l' anno dei grandi ribaltoni, e lui, che al contrario dell' Avvocato (Agnelli), dell' Ingegnere (De Benedetti), del Contadino (Gardini), non ha ancora conquistato un soprannome per tutti riconoscibile, certo lo ricorderà con piacere. Perchè tutte o quasi le situazioni si sono girate o si stanno girando a suo favore. Questo 1988 in effetti era iniziato sui toni del nero cupo e senza striature. Di fronte a un Napoli imbattibile il Milan sembrava senza speranza, nonostante gli acquisti miliardari che avevano fatto chiudere il bilancio 1987 con 29 miliardi di passivo. Le televisioni non tiravano: quella macchina da spettacolo che si chiama Pippo Baudo, sottratto alla Rai a colpi di miliardi, ha dato forfait, è andato in crisi, Raffaella Carrà non ha sfondato il sabato sera, Enrica Bonaccorti ha deluso, Milly Carlucci addirittura ha dovuto chiudere bottega. L' audience delle tre reti del re dello spot è scesa di ben 3 punti. La grande campagna acquisti di Berlusconi nello show business ha dato risultati decisamente inferiori alle aspettative. Mentre invece la Rai, che i tradimenti di Baudo, Carrà e Bonaccorti avrebbero dovuto mettere in ginocchio, ha trovato vecchi e nuovi campioni. Da Lino Banfi a Renzo Arbore, da Giuliano Ferrara a Enzo Biagi. Poi ci si è messa la politica. Cade il governo Goria e si comincia a trattare per il nuovo. Pur di bloccare Agnelli sulle televisioni, Bettino Craxi accetta l' "opzione zero", che se diventerà legge darà a Berlusconi la diretta ma lo costringerà a rinunciare a "Il Giornale" ed a qualsiasi altra sognata avventura nel mondo dei quotidiani. Non solo, ma attraverso l' opzione zero passa l' arrivo di Ciriaco De Mita a Palazzo Chigi. E De Mita non ama affatto Berlusconi, sarebbe forse troppo dire che lo detesta ma certo gli è decisamente antipatico. Qualcuno minimizza: "è questione di pelle", altri più sinceri ammettono: "Uno che è notoriamente amico di Craxi certo non può essere simpatico a De Mita". De Mita alla presidenza del consiglio quindi non aiuta Berlusconi. Non solo, rafforza i suoi avversari: Biagio Agnes, demitiano di ferro alla Rai, Calisto Tanzi, grande amico di Ciriaco e titolare di Odeon Tv. All' estero le cose non vanno molto meglio. L' investimento principale di Berlusconi oltralpe è La Cinq, la rete francese di cui il gruppo Fininvest possiede il 25 per cento. Ma a comandare a La Cinq è il titolare dell' altro 25 per cento, l' editore francese Hersant, che si occupa anche della raccolta di pubblicità. La Cinq ha buoni programmi, un bel telegiornale, ma non copre ancora tutto il territorio francese e, soprattutto, non raccoglie abbastanza pubblicità. Così nel 1987 ha perso ben 120 miliardi di lire. Sembrava insomma un anno nero, anzi nerissimo. Ma Silvio Berlusconi non si è fermato ad aspettare tempi migliori. Come il suo Milan ha continuato a lottare per lo scudetto anche quando dal Napoli lo separavano 4 punti, così il grande capo ha continuato a remare. Anzi è rimasto decisamente al timone. I suoi, come in ogni clan che si rispetti, lungi dal preoccuparsi del fatto che il ritorno in pista di Berlusconi era in qualche modo il segno tangibile della insufficienza della struttura, hanno suonato la grancassa. Silvio ha ricominciato dal punto che più gli sta a cuore, la televisione. Non ha ammesso che la strategia impostata solo pochi mesi prima, fatta di grandi show e di grandi e costosi anchorman era sbagliata. Ha semplicemente deciso di cambiare radicalmente rotta. Basta con gli show, forza con i film e con i serial. In due mesi Canale 5, Rete 4 e Italia 1 hanno riguadagnato posizioni superando la audience della Rai. Poi, visto che questa deve essere la strada, Berlusconi ha iniziato una offensiva pacifista verso la Rai. Ha incontrato il presidente Enrico Manca e il direttore Biagio Agnes, ha cercato di mettere in piedi quell' accordo che un anno prima era stato compromesso dallo "scippo" di Baudo, Carrà e Bonaccorti. Quello che Berlusconi chiede alla Rai, almeno questo è quanto dicono i suoi collaboratori, è di ridurre il livello di concorrenza negli acquisti dei film e dei serial, per ridurre i prezzi che proprio la lotta tra Rai e Fininvest aveva portato alle stelle, di contenere gli ingaggi delle star. Insomma cose vantaggiose sia per la Rai che per la Fininvest ma che non vanno a incidere sull' autonomia di ciascuno. I risultati di questa offensiva di pace sono stati in realtà scarsi. "Un telefono" dice uno degli uomini di Berlusconi, "semplicemente un telefono, così ogni tanto se ci sono questioni particolari sugli acquisti e sugli ingaggi ci si parla, per evitare aste al rialzo". Quante volte il telefono sia stato messo in funzione non si sa, pare pochissime. Poi Berlusconi si è messo al lavoro anche sul fronte francese, lavorando ai fianchi il consocio Hersant. Quello che Berlusconi vuole è la raccolta della pubblicità per La Cinq, è sicuro di poter fare meglio e di più dell' editore che, essendo proprietario di una buona fetta della stampa francese, si muove tutelando prima gli interessi di questa e poi del suo 25 per cento nella Cinq. Sembra che Hersant, preoccupato dalle perdite della Cinq, stia coltivando l' idea di cedere alle pressioni di Berlusconi che, peraltro, non pare soverchiamente preoccupato della situazione essendo comunque il maggior fornitore di programmi della rete francese. Infine la politica. I rapporti con Craxi, nonostante qualche battuta che Bettino non gli ha risparmiato, continuano ad essere ottimi e Berlusconi sa che il leader socialista non lo abbandonerà se ce ne sarà bisogno. In più Silvio ha deciso di esercitare il suo proverbiale charme anche con alcuni importanti inquilini di piazza del Gesù, a cominciare da Giulio Andreotti e da Arnaldo Forlani. Rapporti con la Dc in realtà ne ha sempre avuti ("una televisione commerciale" ha detto una volta "deve essere amica di tutti"), ma in vista della legge che finalmente regolamenterà l' emittenza televisiva ha ritenuto opportuno intensificarli. e poi c'è l' exploit. Anzi tre exploit: nel giro di sole quattro domeniche il Milan raggiunge il Napoli, lo batte, lo supera. Arrigo Sacchi, ragioniere romagnolo scoperto da Berlusconi conquista per la squadra che allena il suo primo scudetto. Berlusconi conquista definitivamente tutti i cuori milanisti. Quasi in contemporanea arriva a segno il secondo colpo, inatteso per di più e frutto di una lenta e macchinosa trattativa con la burocrazia sovietica: Programma Italia si assicura l' esclusiva nella raccolta della pubblicità che le imprese europee vorranno fare sulla televisione dell' Unione Sovietica. E' una rivoluzione per il pubblico della Georgia e della Lettonia, della Russia e della Siberia, che si vedrà proporre bellezze patinate vestite Benetton e policrome Renault, ma per Berlusconi è soprattutto un grande affare, che rende la sua società di pubblicità interlocutrice di tutti i grandi inserzionisti europei, e il suo gruppo potenziale fornitore di programmi al network sovietico. Ne guadagna subito l' immagine, ne guadagnerà in futuro anche il portafoglio. Infine c' è l' ingresso nel capitale di Euromobiliare, con una quota del 10 per cento, uguale quindi a quella di Carlo De Benedetti e di Raul Gardini. E' la prima uscita di Berlusconi fuori dai suoi ambiti tradizionali, è la prima acquisizione di una partecipazione in una società finanziaria, che viene dopo il gran rifiuto a partecipare alla privatizzazione di Mediobanca. Questo ingresso è stato letto da tutti come un avvicinamento a De Benedetti, che è un po' il patron dell' Euromobiliare (e che è nella cordata opposta a quella di Berlusconi nella Mondadori), mentre in realtà è il frutto di una tempestiva proposta di Guido Roberto Vitale, amministratore delegato e direttore generale della finanziaria, che di Berlusconi è un amico ed estimatore sin quasi dagli esordi. Poi una sconfitta, alla Mondadori. Silvio Berlusconi non è riuscito a trovare un accordo con Carlo De Benedetti ed ora, pur avendo oltre il 7 per cento dell' Ame Finanziaria (che controlla la Mondadori), è rimasto fuori dal gruppo di Segrate. Restano aperte la partita dell' opzione zero e della legge sull' emittenza. Per il 7 giugno prossimo è attesa una sentenza della Corte Costituzionale sull' articolo 3 della legge 10 (meglio nota come decreto Berlusconi) varata in tutta fretta dal governo Craxi per riaccendere i ripetitori della Fininvest oscurati da alcuni pretori. Dopo la decisione della Corte Costituzionale il tema sarà affrontato dal Parlamento e lì si vedrà se l' opzione zero ha chiuso il capitolo oppure se la battaglia è ancora tutta da combattere. Questo strano primo quadrimestre del 1988, contraddittorio e ricco di colpi di scena, è servito però a fare emergere qualche aspetto nuovo del fantasmagorico pianeta Berlusconi. Paradossalmente solo due o tre anni fa, quando Berlusconi appariva assai più forte e Craxi era a Palazzo Chigi, una somma di ostacoli del genere sarebbe stata assai più difficile da superare. C' è in effetti qualche cosa di nuovo. "Il pirata", come continua a chiamarlo Biagio Agnes, non è più un pirata. Ormai Berlusconi fa parte del sistema, dell' establishment a pieno titolo, e questo gli viene riconosciuto. Dal mondo bancario che lo rispetta e lo corteggia, da Mediobanca, che lo aveva invitato e non si è offesa per il gran rifiuto, dai potenti dell' imprenditoria nazionale. Vedersi sulle tribune d' onore degli stadi probabilmente serve anche a conoscersi meglio. Oggi Berlusconi trova più facilmente soluzioni ai suoi problemi. E' riuscito a vendere quanto gli restava di Milano 3 ad alcuni enti previdenziali, ad affittare una buona parte del Girasole (il centro commerciale di Lacchiarella) alla Fiera di Milano, è entrato senza clamori in Euromobiliare. Berlusconi è insomma diventato un interlocutore rispettabile e riconosciuto a tutti i livelli, non paga più il prezzo di essere uno "nuovo", senza pedigree. In questo silenzioso e sotterraneo processo, Berlusconi ha anche conservato un suo stile particolare, paradossalmente antico anche se opera in uno dei settori, quello delle televisioni, più nuovo. "Lo conosco da 13 anni - dice Guido Roberto Vitale - ma non ho mai fatto affari con lui". Sorge il dubbio che in realtà Berlusconi di affari non ne abbia fatti con alcuno. E Vitale conferma questa impressione: "Lui fa l' industriale delle sue cose, il che è un ottimo sistema per crescere e crescere bene". Poi Berlusconi non cerca alleanze. E' buon amico di Carlo De Benedetti, rispetta e apprezza Gianni Agnelli, stima Raul Gardini, ma non è schierato nè con il primo, nè con il secondo, nè con il terzo. Quando è stato chiamato da Mediobanca a partecipare alla Consortium lo ha fatto obtorto collo. Quando gli è stato chiesto di partecipare alla cordata Ferrero Barilla per la Sme ha aderito solo perchè non poteva dire di no. In realtà è un solitario, vuole agire da solo, scegliere da solo, decidere da solo. E' attento, lo ha dichiarato lui stesso, a non pestare i piedi a nessuno e se c' è questo rischio, evita. E' poi mentre tutti tendono a diversificarsi, lui concentra. Il suo gruppo opera nell' editoria televisiva e della carta stampata, nell' edilizia, nella finanza. L' edilizia, che era il suo primo amore, ora non è più strategica. La finanza va bene, ma senza particolari mire espansionistiche. Quello che deve crescere, sempre crescere, fortissimamente crescere, sono le televisioni, in Italia, Francia, Spagna, Germania, Olanda. Il suo sogno è un grande network di network che copra l' intera Europa. E oltre a controllarli e a gestirli, Berlusconi questi network vuole alimentarli, integrarli. Inseguendo questo sogno raccoglie pubblicità per la Russia, ha una piccola Tv via cavo in Germania, studi di produzione in Spagna. E investe nel cinema, produce film, li distribuisce, compra sale di proiezione. La sua diversificazione è verticale. Quella orizzontale, intersettoriale non gli interessa. I conti fino a questo punto gli hanno dato ragione. Nel 1987, secondo dati provvisori, il fatturato aggregato del suo gruppo è di circa 8400 miliardi, il consolidato di oltre 2400, l' utile netto consolidato, che nel 1986 è stato di 132 miliardi, dovrebbe nel 1987 aver raggiunto 150 miliardi, i debiti sono pressochè scomparsi mentre il patrimonio netto è di circa 400 miliardi. C' è tuttavia un punto debole, la struttura. Proprio questi primi mesi del 1988 infatti hanno dimostrato che il gruppo si regge ancora sostanzialmente sul suo capo. "Berlusconi, nei settori in cui opera, ha una straordinaria capacità di capire cosa la gente vuole" dice Guido Roberto Vitale, e questa probabilmente è la chiave del suo successo. Sempre nel settore editoriale il fiuto, l' intuito dell' editore sono stati determinanti. Ma la storia ha dimostrato che se questa è la forza dei grandi editori, è anche la debolezza delle grandi case editrici.
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