l'Antipatico

giovedì 10 settembre 2009

l'incubo Dell'Utri (per Silvio)


La data fatidica si avvicina. E il premier (che già dichiarava in passato di dormire tre ore per notte a causa delle sue attività amatorie) non dorme affatto sonni tranquilli. Il motivo? E' presto detto: esattamente tra sette giorni, il tribunale di Palermo tornerà a parlare di mafia. O meglio, dei rapporti tra il presidente del Consiglio e la mafia. Il premier lo sa e sta giocando d'anticipo. O almeno ci prova. Ha aggiunto al lunghissimo elenco dei suoi nemici, colpevoli di accusarlo ingiustamente ogni giorno, anche i magistrati di Palermo e di Milano titolari delle indagini sulle stragi dei primi anni '90. Casualmente questo attacco arriva (per lui) come il cacio sui maccheroni. Il 17 settembre a Palermo riparte il processo al senatore Marcello Dell'Utri, ex socio del premier in Publitalia 80 e cofondatore di Forza Italia nel 1993, già condannato in primo grado a nove anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. In questo processo d'appello i giudici dovranno decidere se accettare, tra i nuovi elementi di prova, un documento che (più che accusare Dell'Utri) punta il dito sui rapporti tra il premier e la mafia già all'inizio degli anni '90. Si tratta di una lettera datata 1994 e inviata da Bernardo Provenzano (che, mi preme ricordarlo, non è il curatore della rubrica Gusto del TG5) a Silvio Berlusconi per il tramite dell'ex sindaco (defunto) di Palermo Vito Ciancimino, pure lui condannato per mafia. Recentemente il figlio di Ciancimino ha spiegato che quel frammento, noto alla procura già dal 2005, era in realtà una missiva consegnata a Berlusconi. E che i documenti inviati al premier erano tre, il primo dei quali sarebbe stato scritto e spedito nel 1991, quando la discesa in campo del Pifferaio di Arcore pareva fantascienza. Nell'unico testo ritrovato, quello del '94, Provenzano chiedeva al Cavaliere di mettere una televisione a disposizione della mafia, minacciando di morte il figlio se la richiesta non fosse stata accolta. L'estate scorsa, dopo le dichiarazioni di Ciancimino jr, il procuratore generale di Palermo Antonino Gatto ha chiesto di acquisire quel documento come prova nel processo che partirà la prossima settimana. Il tribunale si è riservato rimandando tutto a settembre e ora, il 17 appunto, il documento potrebbe entrare a pieno titolo nell'elenco delle prove a carico di Dell'Utri. Un brutto affare per il presidente del Consiglio, sia perché a suo carico a Palermo c'è un'inchiesta datata 1996 e archiviata (che però potrebbe riprendere quota), sia perché di nuovi elementi che portano ai rapporti con la mafia ce ne sono persino troppi. In seguito ai nuovi elementi, il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini (praticamente la bestia nera di Silvio) ha riaperto il fascicolo sulla strage del 1993 in via Palestro a Milano, ascoltando più volte il neopentito Spatuzza e facendosi mandare le dichiarazioni di Ciancimino jr che, si ipotizza, tra poco più di un mese sarà chiamato in aula a dire la sua (come ha già fatto coi pm Intelisano e Di Matteo) nel processo che lo vede accusato di riciclaggio, per aver reinvestito in vario modo i soldi che il padre avrebbe guadagnato durante gli anni in cui era il sindaco mafioso di Palermo. Insomma, a ben vedere, di motivi per non dormire tra sette guanciali il premier ne ha eccome. Una nuova condanna per Dell'Utri non lo aiuterebbe di certo.

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