Ignazio, il terzo uomo (che mancava)
Immaginavo che la candidatura di Ignazio Marino, preannunciata dal giornale diretto da Concita De Gregorio, avrebbe fatto parlare e molto. Un non politico fa sempre un pò paura al politico di professione. Poi se è anche intelligente, al politico di turno (o al portaborse di prammatica) mette addosso quasi l'angoscia. E così tra Bersani e Franceschini sta dunque per inserirsi il cosiddetto terzo uomo, quello che può scombussolare i piani dei due big. Di Ignazio Marino è noto tutto o quasi: biografia, valore, opinioni, caratterizzazione culturale, scelte religiose e filosofiche, curriculum vitae. Non si conosce però (almeno in questo frangente) il peso politico all’interno del PD e la domanda che gli osservatori (e naturalmente i diretti interessati) si vanno ponendo in queste ore è questa: al congresso (cioè fra gli iscritti) quanti voti potrà prenderà, il docente di chirurgia dei trapianti? E, dunque, danneggerà più Franceschini o più Bersani? E alle primarie che ruolo avrà? Cioè, se dal congresso dovesse venire fuori un risultato in equilibrio fra Franceschini e Bersani e i consensi di Marino si rivelassero decisivi, a chi andrebbero? Al partito nuovo promesso dal primo o al partito laico del secondo? Le risposte sono difficili. Marino potrebbe danneggiare Bersani facendone risaltare, al suo cospetto, i tratti di restauratore di un modo di fare politica tradizionale, a cominciare dal modello di partito. Raccontano che D’Alema abbia litigato con Marino dopo averlo tentato invano di dissuaderlo. E però, se ci si pensa su un attimo, la candidatura del chirurgo ai bersaniani potrebbe far comodo, se riuscisse a infastidire Franceschini presso quel non piccolo pezzo di partito che associa la battaglia sulla laicità ad un generale spostamento a sinistra dell’asse politico del partito. Quale delle due? Dipenderà essenzialmente dal tono e dagli argomenti che il professore userà. E dipenderà anche da come verrà rappresentata la sua candidatura dai giornali, dai grandi organi di informazione. Marino è un uomo di grande valore che comprensibilmente ha un’alta opinione di sé. In questi mesi di vita parlamentare ha raccolto vasti consensi, nel partito e fuori, diventando punto di riferimento per la sua capacità di fare sintesi su un tema impervio come quello della laicità e della bioetica. Chi ci ha parlato dice che lui è convinto di vincere. Di diventare segretario del PD. Ritenendo che il vero problema è superare il 5 per cento, lo sbarramento previsto per la prima fase, quello della conta fra gli iscritti. Da questo punto di vista, Marino non solo non ha truppe (l’appello ad iscriversi entro il 23 luglio non è destinato a un gran futuro) ma non ha nemmeno dirigenti, esponenti, parlamentari. Si vedrà dopo l’annuncio della discesa in campo se vi saranno adesioni, ma per il momento (a parte i Piombini, che non hanno truppe nemmeno loro) il nome forte è uno solo: quello di Goffredo Bettini, il gran collaboratore di Veltroni che ruppe con Franceschini e che ha tirato fuori il nome del prestigioso outsider forse proprio come mossa per inceppare l’ingranaggio e modificare la sceneggiatura che prevedeva solo due protagonisti. E così la partita si fa ancora più incerta...
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