voyeurismo fiscale & moralismo reddituale
La giornata di ieri è stata caratterizzata, paradossalmente, più dalla compulsa ricerca sul Web del reddito del vicino di pianerottolo o del vip televisivo che dall'insediamento di Gianfranco Fini come presidente della Camera dei Deputati. Agli italiani internauti fregava poco o niente del discorso dell'oramai ex presidente di AN, dei suoi programmi e dei suoi princìpi istituzionali. L'interesse era tutto concentrato sullo schermo del proprio computer, sul mouse martoriato da migliaia di click (inutili) sul sito dell'Agenzia delle Entrate che aveva avuto la brillante idea di pubblicare la dichiarazione dei redditi di tutti gli italiani (noti e meno noti) che avevano presentato il loro 740 nel 2006 per i redditi dell'anno precedente. Si è scatenata una caccia appassionante al reddito del dentista di fiducia come a quello del salumiere sotto casa, tutti volevano conoscere i guadagni della parrucchiera preferita e del fruttivendolo che stranamente girava in Maserati. Una follia collettiva di dati e di videate a cui il Garante Francesco Pizzetti ha deciso di mettere la parola fine ieri pomeriggio, frantumando i sogni voyeuristici di tanti italiani affamati di cifre e di euro da sorbirsi tutto d'un fiato a base di click compulsivi. Da quel momento di black out telematico sono incominciate le dichiarazioni dei moralisti dell'ultima spiaggia, le polemiche roventi sull'opportunità e sulla liceità da parte del Ministero delle Finanze di autorizzare la diffusione dei dati reddituali; un fuoco di fila di improperi e annunci di querele che hanno determinato una situazione parossistica di scontro virtuale e non tra chi era favorevole alla trasparenza dei numeri (come avviene in altri Paesi) e chi invece rivendicava, in nome della famigerata privacy, lo stop al Grande Fratello delle Finanze e delle Economie (altrui). Non è mancata nemmeno la voce di Beppe Grillo che ovviamente ne ha dette di cotte e di crude, addirittura tirando in ballo mafia 'ndrangheta e sequestri di persona: un cataclisma da the day after, una situazione da Apocalisse, dopo che alcuni suoi discepoli della Rete erano venuti a conoscenza che il loro Fustigatore preferito nel 2005 guadagnava più di 4 milioni di euro (ma già si sapeva da un pò di tempo) e che quindi non aveva certo bisogno di aiuti o di sussidi. Alla fine, la morale della favola l'ha descritta bene su La Stampa di oggi Massimo Gramellini, quando scrive "Ma cosa cercava veramente ieri chi cliccava la lista dei contribuenti? La risposta alle proprie ossessioni. Non esiste essere umano che non si senta sottopagato o trattato ingiustamente rispetto al collega che lavora peggio e meno di lui. Ed è al reddito di quel collega che ogni discriminato, reale o presunto, ieri è andato a fare le pulci. Avendo più tempo a disposizione, si sarà forse spinto a vedere quanto guadagna il noto calciatore o il regista politicamente impegnato. Ma molto più che le curiosità collettive, a possederlo era il suo piccolo mostro personale: un rivale di carriera o magari d'alcova. Debolezze sulle quali sarebbe fin troppo facile maramaldeggiare con il ghigno dei moralisti. Più interessante è chiedersi invece se la fotografia di queste piccole invidie sia stata quantomeno corretta..."
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