l'Antipatico

mercoledì 28 novembre 2007

la vita di Silvio B. (capitolo 9)

Mangano si trasferisce ad Arcore: responsabile della gestione agricola e dei cavalli della villa, va a vivere sotto lo stesso tetto di Berlusconi. E' un mafioso, uomo d'onore della potente "famiglia" palermitana di Porta Nuova. E' l'assicurazione sulla vita di Berlusconi e della sua famiglia. Il capomafia Gaspare Mutolo in seguito ha raccontato che Berlusconi fu pedinato da Nino Grado, uomo d'onore palermitano, ma che poi arrivò il contrordine: Gaetano Fidanzati e Pippo Bono bloccarono l'operazione, annunciando che "Berlusconi è una persona intoccabile". Giuseppe Marchese, ex autista di Totò Riina, sostiene che due killer delle "famiglie" catanesi gli confidarono di aver progettato il sequestro di Pier Silvio, ma di essere stati fermati dai palermitani. "Noi avevamo l'intenzione di sequestrare il figlio di Berlusconi, però poi c'è stato l'intervento dei paesani vostri, i quali hanno detto che Berlusconi interessava" e cioè che "Cosa Nostra palermitana era in rapporti tali con Berlusconi per cui costui non doveva essere in alcun modo disturbato". Alcune testimonianze sostengono che Berlusconi abbia incontrato personalmente addirittura il capo dei capi di Cosa Nostra, Stefano Bontate. Filippo Alberto Rapisarda, un discusso finanziere proveniente dalla Sicilia che fin dagli anni Sessanta è nel giro dei siciliani attivi a Milano, racconta: "Tra il dicembre del 1978 e il gennaio del 1979, mentre stavo tornando dallo studio del notaio Sessa, incontrai, non lontano dalla sede della Edilnord, Stefano Bontate e Mimmo Teresi, i quali mi invitarono a prendere un caffè con loro in un bar di piazza Castello. Teresi e Bontate mi dissero che dovevano andare da Marcello Dell'Utri, il quale aveva loro proposto di entrare nella società televisiva che da lì a poco Silvio Berlusconi avrebbe costituito. Teresi mi disse che occorrevano dieci miliardi e, tra il serio e lo scherzoso, mi domandò se per me quello era un buon affare". E ancora: "Marcello Dell'Utri mi disse che la sua conoscenza con tutti questi personaggi mafiosi era dovuta al fatto che si era dovuto interessare per mediare fra coloro che avevano fatto estorsioni e minacce a Berlusconi e il Berlusconi stesso. Mi precisò Dell'Utri Marcello che, a seguito di tali minacce estorsive, il Berlusconi aveva fatto andare all'estero la moglie e i figli. Dell'Utri mi disse anche che la sua attività di mediazione era servita a ridurre le pretese di denaro dei mafiosi". Rapisarda ha anche raccontato di aver visto con i suoi occhi, entrato all'improvviso nell'ufficio di Dell'Utri, Bontate in persona che rovesciava borse piene di soldi da investire nelle tv. Rapisarda ha più volte cambiato atteggiamento nei confronti di Dell'Utri e Berlusconi, prima amici, poi nemici, poi ancora amici, infine di nuovo nemici...Ma l'incontro con il numero uno di Cosa Nostra è stato poi confermato da altri collaboratori di giustizia, tra cui Francesco Di Carlo. In ultimo, lo ha ribadito anche un collaboratore considerato particolarmente attendibile, Antonino Giuffrè, braccio destro dell'ultimo capo di Cosa Nostra, Bernardo Provenzano: "Con la scusa di andare a trovare Mangano, Stefano Bontate si era spostato da Palermo a Milano per incontrare, ad Arcore, l'imprenditore Silvio Berlusconi"...

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