l'Antipatico

lunedì 26 novembre 2007

la vita di Silvio B. (capitolo 7)

Chi voglia tentare di risalire alle origini dei soldi che finanziano le prime imprese di Berlusconi troverà una via svizzera (le finanziarie "accomandanti" dai nomi impronunciabili) che s'intreccia con una via siciliana. E' siciliano Giovanni Dal Santo, uno degli uomini di fiducia di Berlusconi negli anni della sua ascesa. Intrattiene rapporti -anzi, relazioni pericolose- con la Sicilia la Parmafid, la fiduciaria che proprio in quegli anni controlla quote significative delle Holding. Chi c'è dietro la Parmafid? La risposta ufficiale è naturalmente che sia Berlusconi a utilizzare questa fiduciaria per controllare quote delle sue società. Il caso vuole però che non sia in buona compagnia. Parmafid infatti è una fiduciaria milanese con due soci visibili, i commercialisti Roberto Massimo Filippa e Michela Patrizia Natalini, dietro cui si muovono personaggi di ben altro peso: sono clienti di Parmafid, infatti, Joe Monti e Antonio Virgilio, arrestati come "colletti bianchi" della mafia a Milano nel blitz di San Valentino, il 14 febbraio 1983 (condannati in primo grado e in appello, saranno assolti dal giudice Corrado Carnevale in Cassazione). Per la procura di Palermo, sono loro i veri padroni della Parmafid. Virgilio, sempre secondo la procura di Palermo, è affiliato "di Pippo e Alfredo Bono della famiglia mafiosa di Bolognetta" e "attraverso la Parmafid controllava tutto il suo gruppo imprenditoriale". Ha molti clienti siciliani anche la Rasini, la banca grazie alla quale Berlusconi compie le sue prime operazioni. E' un piccolo istituto privato di credito con un unico sportello, nella centralissima piazza dei Mercanti, a un passo dal Duomo. Il bancarottiere Michele Sindona, che l'indicava come la banca della mafia, poteva esagerare o mentire. Ma certamente cliente della Rasini era il boss mafioso Robertino Enea. E lo erano anche i "colletti bianchi" Monti e Virgilio. Direttamente coinvolto nelle indagini sulla mafia dei "colletti bianchi" è Antonio Vecchione, il successore del padre di Berlusconi alla direzione della Banca Rasini. Dopo il 1973, anno in cui Carlo Rasini vende la sua banca, tra i nuovi azionisti ci sono il siciliano Giuseppe Azzaretto (con il 29,3%) e (con il 32,7%) tre società del Liechtenstein rappresentate da Herbert Batliner. Da un processo per traffico di droga e riciclaggio celebrato negli Stati Uniti nel 1998, risulta che Batliner svolgeva ruoli finanziari per narcotrafficanti latinoamericani. Dietro la Rasini, dunque, c'erano solo i denari nascosti in Svizzera dalla buona e operosa borghesia lombarda o, almeno a partire dal 1973, nella piccola banca di piazza dei Mercanti sono affluiti altri, più imbarazzanti capitali? Per tentare di rispondere, è necessario ricordare che cosa si muove sottotraccia a Milano a partire dai primi anni Sessanta...

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]



<< Home page