l'Antipatico

domenica 5 aprile 2009

la via Crucis dei pensionati


Manca ancora una settimana a Pasqua, ma secondo me la via Crucis dei pensionati è iniziata già lo scorso anno con la brillante idea della social card ad opera della premiata ditta (specializzata in "sole" come si dice a Roma) B & T. I pensionati italiani non portano la croce ma è come se la portassero. Basta avere la famigerata social card. Una vera e propria indecenza per centinaia di migliaia di pensionati (con la crisi che c'è hanno bisogno anche di 40 euro al mese visto le misere pensioni) che sono stati sottoposti ad un vero calvario. Quattordici stazioni: la via per condurre i pensionati dal pretorio di Pilato al sepolcro. La prima stazione inizia da un CAF (Centro Assistenza Fiscale) o patronato per essere informati, da cui poi tornano con la documentazione necessaria per il rilascio dell'ISEE (Indicatore Situazione Economica Equivalente). Se tutto è a posto e non ricevono qualche brutta sorpresa (della serie per pochi euro si superano i limiti di reddito imposti), con la documentazione in mano i malcapitati pensionati si recano alle Poste. Dopo queste prime stazioni c'è un periodo di attese. La prima quando l'INPS raccoglie le domande per accertarne i requisiti (non sempre a buon fine); la seconda attesa dopo l'invio della card perché deve arrivare dal ministero delle Finanze il fatidico PIN: il codice numerico che consente l'uso di dispositivi elettronici solo a chi ne è a conoscenza. I giorni passano ma il codice a tanti non arriva. A questo punto c'è un percorso obbligato: altre tre stazioni dall'INPS alle Poste e dalle Poste all'INPS per apprendere, in molti casi, che il PIN non arriva perché la card, dagli accertamenti, non spetta a quel tal pensionato. Rabbia e mortificazione. Ma per i fortunati ancora non sono finite le stazioni perché, ricevuto il famoso codice, finalmente si recano a fare la spesa e a riempire i carrelli, ma, con dispiacere, vergogna e umiliazione, in tanti sono costretti a rimettere tutto a posto, negli scaffali, perché la famosa social card, sventolata come una bandiera da Tremonti, è vuota. Solo una mente diabolica poteva concepire una tortuosa e complicata trafila per ricevere l'elemosina di 40 euro al mese che, in tempo di crisi, nessuno disprezza. Ma non era più semplice inviare questi spicci (sempre come si dice a Roma) tramite la pensione evitando, tra l'altro, un costo enorme? La social card, infatti, non è a costo zero perché i cittadini con le loro tasse devono pagare la produzione fisica della tessera, la percentuale per l'esercente, la ricarica e le lettere inviate, circa 15 milioni di euro (mica bruscolini...). Uno spreco enorme di risorse ed un intasamento degli uffici dell'INPS e delle Poste i cui impiegati, per smaltire le file, hanno dovuto arrampicarsi sugli specchi per dare risposte, a volte, inconcludenti. La cosa più triste di questa vicenda è che sono stati umiliati i più disagiati, i poveri, gli ultimi della scala sociale. E francamente non se ne avvertiva la necessità di questa via Crucis da far percorrere ai poveri pensionati. Una quaresima obbligata per tanti over sessantacinquenni: digiuno e penitenza che, secondo la chiesa cattolica, inizia 40 giorni prima della Pasqua ma che, per i pensionati italiani, è iniziata nel mese di dicembre dell'anno scorso. Ringraziamo il Gatto & la Volpe. Andiamo in pace. La sola è finita.

2 Commenti:

  • senza contare che questa via crucis, un giovane di 33 anni (notare la data simbolica) come me, avrebbe già le sue difficoltà a capire e svolgere correttamente, tra stazioni e burocrazia indavolata.... Figuriamoci dei poveri pensionati, magari gente che ha sempre vissuto in piccoli paesi e non ha nessuna familiarità con tessere, PIN e maledetti enti Statali. Io credo che in merito a questa diabolica trovata, le risposte alla sua inefficienza deliberata siano da cercare proprio in quei 15 milioni di costi, e quant'altri "fondi", i "vuoti" nelle card, quei ritardi e tutti gli altri costi, dove squali, irreprensibili amministratori della Cosa (Nostra) Pubblica stanno attingendo a piene mani, alla facciazza dei pensionati in questione. Mi viene in mente una canzone di De Gregori che dice "Viva l'Italia", riferendosi a tante belle cosette del nostro Paese...credo che il buon cantautore non abbia ormai più il coraggio di cantarla....per decenza...

    Di Blogger Davide, Alle 06 aprile, 2009 11:56  

  • Lo credo bene, carissimo DAVIDE, che per decenza il buon De Gregori non potrebbe più cantarla quella canzone. Oramai c'è rimasta solo l'Italia del Pifferaio e dei suoi seguaci. Noi, poveri illusi della sinistra, siamo trasparenti ed emarginati, impotenti e frustrati, spettatori passici delle malefatte e delle angherie dei soliti noti. Ancor di più i pensionati, massima espressione della disperazione economica di questo strano e ingrato Paese. Beato te che stai in Spagna. Un affettuoso saluto a te, carissimo DAVIDE.

    Di Blogger nomadus, Alle 06 aprile, 2009 21:10  

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