meglio Lapo o il lap?
Prendiamo spunto da due righe lette l'altro giorno su la Repubblica (una dichiarazione di Henry Kissinger a proposito di Lapo Elkann, nipote della dinastia Agnelli scivolato su una striscia bianca qualche tempo fa, considerato "come un figlio") per parlare della situazione dei giovani di oggi, delle generazioni attuali sempre più allo sbando e senza un futuro ben delineato. Noi siamo per principio contrari alle esternazioni di vecchi (anche se rispettabili e in passato molto potenti) esponenti della politica, internazionale e non, in quanto siamo convinti che la loro buona fede ed il loro amor proprio nei confronti dei più deboli e più bisognosi sia impercettibile e impalpabile quasi quanto il sesso degli angeli. Ci siamo un pò risentiti e sorpresi nel non aver letto una risposta a mezzo stampa del figlio di Alain Elkann nel ribadire che lui un padre come l'ex segretario di Stato americano non lo vorrebbe nemmeno nei giochi di società e men che meno nelle recite scolastiche di fine anno. Invece Lapo ha sprecato una grande occasione per riabilitarsi agli occhi dell'opinione pubblica. Per usare un termine calcistico, si è mangiato un goal fatto a porta vuota, ha scaraventato in curva il pallone della vita, ha perso insomma una grande occasione per farsi benvolere da quei padri (quelli sì auspicabili e imitabili) che hanno figli, laureati o diplomati, impiegati nei famosi call center con gli altrettanto famigerati contratti a progetto. I LAP appunto, vergogna nazionale usata dalle aziende, senza scrupoli e senza ritegno, come si usano i topi da laboratorio, alla continua ricerca dell'esperimento soddisfacente, da dare magari in pasto al mondo intero per ripulirsi la coscienza così sporca che nemmeno la Littizzetto potrebbe chiedere di scambiare il detersivo con un altro. Sappiamo che queste sono battute amare, che la situazione dei ragazzi LAP è drammatica e senza via d'uscita, che molti sono sull'orlo di una crisi di nervi, mentre le aziende si ingrassano, fagocitano guadagni scandalosi e immeritati, solo grazie al loro lavoro (dei LAP), inducendo in errore di valutazione tutte quelle persone che, guardando le pubblicità televisive stile mulinobianco, ancora credono alla befana che vola con la scopa, ipotizzando chissà quali lauti guadagni dei lavoratori a progetto da far venir voglia di essere veramente Lapo, anche a costo di andare con un decrepito travestito. Sempre meglio che essere sfruttati.
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