l'Antipatico

mercoledì 15 marzo 2006

senza infamia e senza lode




Come per le grandi attese degli eventi più reclamizzati e più pomposamente annunciati, anche il primo big-match politico tra il Professore e il premier (andato in onda ieri sera su RaiUno) ha deluso sostanzialmente la maggioranza degli oltre 16 milioni di italiani, incollati al video dalle 21.15 per oltre 100 minuti senza interruzioni pubblicitarie (almeno una cosa che ci è piaciuta molto...) e con un risultato finale che ha visto vincere nettamente ai punti Romano Prodi, secondo noi, paradossalmente, molto più a suo agio davanti alle telecamere rispetto al tycoon delle televisioni, commerciali e non. Avevamo notato all'inizio della trasmissione, già dalle prime inquadrature, un certo nervosismo ed un inusuale non controllo della scena televisiva da parte del primo ministro; faccia tirata, dentatura scintillante riposta nel fodero della cavità orale senza possibilità di farla brillare, mani che titillano convulsamente una delle due biro che si era portato come compagnia per poter tracciare i soliti grafici e gli altrettanti soliti numeri (con la speranza magari di poter firmare clamorosamente un altro contratto...) ed infine la cronica impossibilità a rispettare i tempi televisivi concessi ad ogni risposta alle domande di Napoletano e Sorgi, mantenendosi ben oltre i due minuti e mezzo concordati. Al contrario il Professore riusciva ampiamente, ad esclusione di una risposta e dell'intervento finale, a stare nei 150 secondi, dando l'impressione di un diesel molto ben rodato e che infatti alla fine riesce a sorpassare l'ingolfato macchinone presidenziale...L'esordio dialettico del premier è una sorta di falsa partenza (sfora di trenta secondi e chiama "signor Prodi" il Professore) la verve non è la solita, il tono non è quello delle occasioni migliori, come durante le classiche oceaniche conventions forziste (con pubblico plaudente e sventolante) quando il microfono sparava la sua odiosa voce tramite migliaia di watt di potenza e ieri sera invece si affievoliva e si spegneva nel silenzio gelido dello studio di via Teulada a Roma. Altro infortunio quando distrattamente segue una domanda di Marcello Sorgi (ex direttore del TG1 e de "La Stampa") sull'Iran e sulle possibili complicazioni derivanti dal nucleare e lui invece capisce Iraq, trovandosi impreparato e vistosamente out nella conseguente risposta. Insomma non una gran bella figura quella del presidente del consiglio uscente (e non rientrante, ci auguriamo vivamente...) davanti agli Italiani e ai propri elettori che avranno avuto ieri sera qualche ulteriore dubbio, mescolato ad una buona dose di imbarazzo e di rimpianto, per averlo votato a scatola chiusa cinque anni fa, senza aver prima chiesto una sorta di certificato di garanzia, o meglio ancora (come accade per le mozzarelle) essersi accertati della naturale data di scadenza abilmente contraffatta e ristampata nell'ormai famigerato contratto in casa di Bruno Vespa...Siamo decisamente contenti, ma proprio tanto, che la data del 9 aprile è una di quelle che non si possono cancellare o cambiare, e men che meno taroccare spacciandola per quella della discesa dei cosacchi in piazza San Pietro!

2 Commenti:

  • Non ho d'aggiungere altro,concordo pienamente con quanto da te affermato.Finalmente di fronte ad un confronto regolare ed autentico,il Cavaliere ha evidenziato tutti i suoi limiti.Speriamo che il 9 aprile finalmente il suo disco rotto e ripetitivo finisca definitivamente.Mauro.

    Di Anonymous Anonimo, Alle 15 marzo, 2006 18:58  

  • In effetti, caro Mauro, l'unico modo democratico e pluralista per poter permettere agli Italiani (soprattutto quelli ancora indecisi) di ascoltare le tesi dei due leaders e conseguentemente farsi la migliore idea di voto è stato quello visto ieri sera in tv, con tempi rigorosi e concertati (escluso le solite sbavature del premier) con domande e risposte dirette, giornalisti non tappetini e senza la claque del presidente del consiglio. Il tutto condito dal k.o. finale rifilato da Prodi al piccoletto, quando ha sottolineato la mancanza di rispetto avuta dal suo avversario politico a proposito del termine "dante causa" mettendo in dubbio l'acclarata posizione di UNICO leader dell'Unione da parte del Professore. Un bel pugno di ferro in guanto di velluto sfoggiato dal leader bolognese.

    Di Blogger nomadus, Alle 15 marzo, 2006 19:29  

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